Il Papa modifica il Codice: le conferenze episcopali saranno più autonome in materia liturgica

Il Papa modifica il Codice: le conferenze episcopali saranno più autonome in materia liturgica
Città del Vaticano - Qualche settimana fa Papa Bergoglio aveva detto che la riforma liturgica introdotta 50 anni fa dal Concilio «è da considerarsi...

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Città del Vaticano - Qualche settimana fa Papa Bergoglio aveva detto che la riforma liturgica introdotta 50 anni fa dal Concilio «è da considerarsi irreversibile», sollevando le reazioni della parte più conservatrice e tradizionalista della Chiesa. Oggi ha assestato un altro colpo in quella direzione con una modifica canonica relativa alla traduzione in lingua volgare dei libri liturgici attraverso un Motu proprio intitolato: «Magnum Principium». Con buona pace dei tradizionalisti più agguerriti le nuove norme entreranno in vigore il prossimo primo ottobre.


Un provvedimento che si richiama al Concilio Vaticano II e che stabilisce che i lavori delle Conferenze episcopali nazionali non siano più sottoposte ad una revisione da parte della Sede apostolica (Recognitio), ma solo ad una sua conferma (Confirmatio). Una questione apparentemente tecnica che però nasconde un percorso di riforma lungo mezzo secolo. Uno degli esperti della Santa Sede, Arthur Roche, ha spiegato che «non si configura pertanto come un intervento alternativo di traduzione, ma come un atto autoritativo con il quale il dicastero competente ratifica l’approvazione dei vescovi». L'obiettivo, dunque, è fare in modo che la disciplina canonica attualmente vigente nel canone in questione «sia resa più chiara» e «alcuni principi trasmessi fin dal tempo del Concilio siano più chiaramente riaffermati e messi in pratica». Il provvedimento papale modifica i paragrafi 2 e 3 del canone 838 del Codice di Diritto Canonico. 

«L’importante principio, confermato dal Concilio ecumenico Vaticano II, secondo cui la preghiera liturgica, adattata alla comprensione del popolo, possa essere capita, ha richiesto il grave compito, affidato ai Vescovi, di introdurre la lingua volgare nella liturgia e di preparare ed approvare le versioni dei libri liturgici», scrive il Papa in introduzione del Motu Proprio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero