Studentesse violentate a Firenze, la confessione fotocopia del secondo carabiniere: «Lei insisteva, ho ceduto»

Studentesse violentate a Firenze, la confessione fotocopia del secondo carabiniere: «Lei insisteva, ho ceduto»
dal nostro inviato FIRENZE Stessa versione, stessa mezza confessione. In procura a Firenze è stato il giorno di Pietro Costa, 32 anni, originario di Palermo, carabiniere...

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dal nostro inviato
FIRENZE Stessa versione, stessa mezza confessione. In procura a Firenze è stato il giorno di Pietro Costa, 32 anni, originario di Palermo, carabiniere scelto, accusato di violenza sessuale aggravata dalla minorata difesa. Il militare si è presentato nel primo pomeriggio davanti al pm Ornella Galeotti, e ha raccontato la sua versione dei fatti. Una testimonianza fotocopia rispetto a quella del capopattuglia Marco Camuffo, con la differenza che il siciliano avrebbe enfatizzato ancora di più il consenso da parte delle ragazze. «Ho fatto un errore - ha ammesso - ma non ho violentato nessuno. Lei era d'accordo, anzi per dire tutta la verità, tutte e due erano d'accordo. Sono state loro a insistere per farci salire a casa».


LA DINAMICA
L'indagato è stato accompagnato dall'avvocato Andrea Gallori, e in questi giorni, nonostante la grande pressione dettata dalla gravità della situazione, ha continuato a fare molta resistenza rispetto alle accuse di violenze. «È considerato da tutti un bel ragazzo, non avrebbe avuto bisogno di violentare una donna», è il commento che si lasciano scappare le persone a lui vicine. Però la dinamica dei fatti non fa che confermare quanta arroganza, prepotenza e sicurezza di poterla fare franca, ci sia dietro questa bruttissima vicenda. Costa nega persino di essersi accorto che la giovane di origine peruviana, diciannove anni soltanto, fosse completamente ubriaca e stordita dall'hashish. «Non mi è sembrato proprio che fosse così», ha insistito davanti al magistrato. Eppure i primi accertamenti medico legali non sembrano lasciare dubbi sullo stato della ragazze, anche se la parola definitiva arriverà a conclusione degli accertamenti disposti dal procuratore Giuseppe Creazzo. Ci sono i tamponi effettuati dall'ospedale nelle ore successive all'aggressione, il dna e l'analisi degli abiti, oltre alle tracce biologiche rinvenute nel palazzo, tra l'androne e l'ascensore. Non ci sono, purtroppo, i risultati, né ci potranno essere, degli eventuali esami eseguiti sulle divise indossate dai due indagati. Perché quando si è pensato di sequestrarle, era ormai troppo tardi. Probabilmente la decisione di farlo è stata rinviata, perché lo stato delle ragazze, in un primo momento, faceva pensare a qualcosa di non reale. Un racconto confuso e annebbiato dagli stravizi serali. Invece, con il passare delle ore, il fatto è diventato più concreto. E ora i due militari, dopo la sospensione, rischiano la radiazione dall'Arma. Anche perché aumentano le accuse che gli vengono fatte. Oltre alla procura ordinaria, ci sono le indagini che stanno effettuando il procuratore militare Marco De Paolis e il suo sostituto Antonella Masala.
Nel capo di imputazione viene contestato a Camuffo e a Costa, un comportamento che è andato ben oltre le loro competenze e che ha avuto «fini diversi da quelli istituzionali, e non consentiti». I carabinieri hanno «fatto accedere sull'auto di servizio due civili non autorizzate e hanno mostrato di violare ambiti di competenza di altre polizie».

Sono diversi i buchi di quella notte sui quali la magistratura militare vuole fare chiarezza. La pattuglia, infatti, inizia il servizio a mezzanotte e 45. E deve durare fino alle 6,45, «ma alle 2,10 un avventore della discoteca Flo» chiama per dire che c'è una rissa. Arrivano tre gazzelle, alle 2,45 si conclude l'operazione. Le telecamere del locale riprendono l'auto che va via con quattro persone a bordo. «La gazzella si sposta in un settore di competenza della polizia - è sottolineato nel documento - senza chiedere l'autorizzazione alla centrale, né fare relazione successiva». I due riappaiono alle 4 del mattino quando comunicano che stanno per fare un posto di blocco. Dove sono finiti per tutto quel tempo? Sempre le immagini video registrano l'allontanamento da casa delle ragazze alle 3,13, ma gli orari delle telecamere potrebbero essere sfasati. E del posto di blocco non esiste alcuna indicazione sui controlli fatti.

IL MINISTRO

Ieri il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha ribadito che «sono state commesse cose gravissime, contro le regole e contro l'etica dei carabinieri. Non posso anticipare l'esito della commissione interna - ha affermato - il primo atto è stata la sospensione, ma penso si debba andare oltre». Nei prossimi giorni anche la procura militare romana interrogherà i due carabinieri, e ha intenzione di sentire pure le ragazze. Una di loro, però, la più grande, è già rientrata in America. Quella di 19 anni con passaporto italiano e statunitense, assistita dall'avvocato Gabriele Zanobini, è stata raggiunta solo ora dai suoi genitori, bloccati dall'uragano Irma. È ancora provata per quanto accaduto, ma sembra disposta a ribadire nuovamente le sue accuse. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero