FIRENZE Santa Croce resta chiusa. Dopo l'incidente di giovedì costato la vita a Daniel Testor Schnell, manager 52enne di Barcellona, la basilica sarebbe dovuta riaprire...
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LA FAMIGLIA La famiglia ha annunciato che si costituirà parte civile. «Abbiamo fiducia nella giustizia - ha detto il cognato della vittima, l'avvocato Juan Josè Aizcorbe - è nostro dovere. In questo momento di tristezza dobbiamo sottolineare il comportamento e l'aiuto delle autorità spagnole e italiane, e l'attenzione e il rispetto che ci ha manifestato il popolo italiano, che ha capito il momento difficile che viviamo». «Speriamo che questo serva, tanto in Italia quanto in Spagna ha aggiunto - perché si conservino al meglio i monumenti e che non succedano più simili tragedie. Poco altro possiamo dire, soltanto soffrire in silenzio.
La burocrazia purtroppo è lenta, fin dal nostro arrivo abbiamo chiesto alle autorità di velocizzare quanto possibile. I figli a casa attendono il ritorno della madre e il corpo del padre». Ma cosa ha innescato il tragico distacco del masso di pietra? «Bisogna ancora aspettare l'esame dei materiali, ma secondo noi la chiave sta tutta nell'analisi del blocco di pietra del peduccio - avverte il soprintendente di Firenze Andrea Pessina - quel tipo di materiale poteva avere problemi interni invisibili che nel corso del tempo l'hanno fatto cedere. Problemi di sbalzi di temperature, di umidità, di pressione da strutture superiori della copertura e soprattutto di percolazioni d'acqua». Pensare che Santa Croce, scrigno di tesori d'arte e illustri sepolture, è visitata da oltre un milione di persone l'anno, pagando un ticket da 8 euro. E in queste ore il tema dell'impatto ambientale da sovraffollamento turistico potrebbe diventare una questione sul tavolo della soprintendenza: «Dovremo verificare i dati dei monitoraggi climatici - riflette Pessina - Le persone che entrano e escono da un ambiente, anche grande, producono sbalzi di temperatura e eccessiva escursione di umidità.
Quindi, anche il pubblico che entra in chiesa innesca questo fenomeno. Che in genere è dannoso soprattutto per superfici dipinte, affreschi, quadri e altre tipologie di strutture. Certo, è difficile pensare ad una relazione diretta tra l'usura della chiesa da flussi turistici e una mensola di pietra a trenta metri d'altezza». «Che l'afflusso non regolamentato possa provocare problemi a varie tipologie di opere è certo - dice Cristina Collettini architetto del Mibact responsabile dell'ufficio Unità di crisi - tecnicamente un afflusso forte di persone in un luogo provoca un'impennata di umidità relativa e un aumento di anidride carbonica, con relativo innalzamento della temperatura. L'unione dei due fattori crea stress termico. Il perpetuare di questa situazione può provocare spaccature su affreschi, dipinti murali, materiali organici. Per questo servono tanti accorgimenti, anche contingentare le visite».
IL NODO MANUTENZIONE Il vero problema resta la mancanza di manutenzione: «Controlli e monitoraggi percepiscono le debolezze - insiste la Collettini - A trenta metri d'altezza è più difficile perché implica l'uso di ponteggi. Ma la manutenzione è l'unica arma di salvezza. Ma le risorse sono sempre più ridotte». E un milione di visitatori paganti porta incassi? «Il mantenimento di Santa Croce richiede molte risorse economiche - commenta Pessina - se l'apertura ai turisti permette di ottenerle, la cosa non può che essere favorevole. Però concorderemo, appena le indagini ce lo consentiranno, una nuova attività di monitoraggio». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero