Fini: Meloni nella trappola della Lega Mi auguro che Storace appoggi Alfio

Fini: Meloni nella trappola della Lega Mi auguro che Storace appoggi Alfio
Presidente Fini, nel ’93 con la sua candidatura a sindaco nacque di fatto il centro-destra. Adesso rinasce, sempre da Roma? ...

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Presidente Fini, nel ’93 con la sua candidatura a sindaco nacque di fatto il centro-destra. Adesso rinasce, sempre da Roma?

«E’ un paragone che non si può fare quello con il ’93. E’ cambiato tutto in questi vent’anni ed è come se ne fossero passati cinquanta. Sono diversi i partiti in campo, diverso il contesto internazionale, diversa la natura della società italiana». 

E allora qual è il senso politico dell’operazione avviata da Berlusconi?
«Il leader di Forza Italia, puntando su Alfio Marchini, ha semplificato il quadro nella Capitale. Se fossero rimasti ai nastri di partenza i quattro candidati dell’area di centro-destra, l’esito sarebbe stato scontato. Ovvero: un ballottaggio tra Raggi e Giachetti». 

Anche Storace sta per convergere su Marchini?
«Correttamente, Storace domani porrà la questione ai sostenitori della sua lista e ha detto che, se ci saranno convergenze programmatiche, anch’egli appoggerà Marchini. Io mi auguro che questo accada». 

Non è strano che uno tanto di destra come Storace appoggi un candidato civico e trasversale?
«Non è strano. Perché Storace ha una sua precisa identità di destra, affermata in tutti questi anni, ma ha anche una cultura di governo. Ed è cosciente che la destra deve dare un contributo al governo di Roma. Questa è la grande differenza con Giorgia Meloni». 
 
Perchè la Meloni s’è candidata?
«Lo ha fatto per rafforzare il suo partito. Il che è legittimo. Ma è caduta nella trappola di Salvini».

Quale sarebbe la trappola?
«A Salvini, non è mai interessato vincere a Roma. Basti pensare che le primarie della Lega le vinse Marchini e Salvini disse: non se ne parla proprio. Il leader leghista ha utilizzato l’ambizione della Meloni, per mettere il baricentro della coalizione sulle posizioni del Carroccio. E per spingere Berlusconi in una posizione subordinata». 

Che cosa le fa pensare che sia così?
«La prova del nove di questa mia analisi sta nel fatto che, a Milano, dove la Lega voleva e vuole vincere perché quella è la sua culla e il cuore del suo impegno politico, Salvini ha accettato un candidato, Parisi, che non è molto diverso da Marchini». 

Ma allora non è vero che la nuova Lega è attenta a Roma e non nutre più i pregiudizi del passato?
«Questi pregiudizi non sono più espliciti come ai tempi di Bossi. Ma il risultato della lista Noi con Salvini a Roma confermerà che il loro consenso nella Capitale è irrisorio». 

Roma laboratorio del nuovo centro-destra nazionale?
«Starei attento a dire che ciò che accadrà a Roma potrà avere riflessi più generali. A quelli che sostengono che torna lo spirito del ’94 perché Alfano, Casini e Fini - dopo tutte le rotture avvenute - ora appoggiano la svolta romana di Berlusconi, faccio osservare una cosa. Ossia che, archiviate le amministrative, in autunno si svolgerà la madre di tutte le battaglie: il referendum costituzionale». 

E si marcerà divisi?
«Alfano e Casini chiederanno di votare per il sì. Berlusconi e Salvini chiederanno di votare per il no. E per quel che mi riguarda, ho costituito un comitato per il no, nel nome del presidenzialismo». 

Intanto ha notato che Salvini, ieri sera, ha detto che l’alleanza in vista delle politiche non si spaccherà?
«Appunto. E’ il tentativo di circoscrivere alle amministrative di Roma la rottura con Berlusconi. E Salvini non può fare altro che questo. Se dicesse che l’alleanza è morta, la prima domanda che gli verrebbe posta è questa: e allora perché a Milano continui a sostenere Parisi, che è il candidato di Berlusconi?». 

Gli ex elettori di An secondo lei sceglieranno Meloni o Marchini?

«In massima parte Marchini. Sulla base della consapevolezza che Roma ha bisogno di governo e non di slogan e di demagogia. Roma ha bisogno di pensarsi grande e cercare di tornare ad esserlo. Come fa la Raggi a dire di essere contraria alle Olimpiadi, che metterebbero Roma di nuovo al centro dell’attenzione mondiale?». 
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Il Messaggero