Biotestamento, i primi no alla legge e il Cottolengo fa obiezione: «Mai contro il Vangelo»

Biotestamento, i primi no alla legge e il Cottolengo fa obiezione: «Mai contro il Vangelo»
Città del Vaticano - Il giorno dopo l’approvazione della legge arrivano le prime opposizioni cattoliche. Negative. La prima struttura  che dichiara urbi et orbi...

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Città del Vaticano - Il giorno dopo l’approvazione della legge arrivano le prime opposizioni cattoliche. Negative. La prima struttura  che dichiara urbi et orbi che non aderirà alla legge, chiedendo l’obiezione, è il Cottolengo, lo storico istituto fondato due secoli fa, bandiera dell’assistenza ai portatori di handicap fisici e mentali, una realtà che in Italia conta 35 case con circa 1.700 assistiti. Il superiore generale, don Carmine Arice lo dice chiaramente. «Non possiamo  eseguire pratiche che vadano contro il Vangelo». L’obiezione di coscienza non è prevista dal testo normativo ma il Cottolengo non teme le possibili conseguenze giuridiche. «Se e’ andato sotto processo Marco Cappato che accompagna le persone a fare il suicidio assistito, possiamo andarci anche noi che in un  possibile conflitto tra la legge e il Vangelo siamo tenuti a  scegliere il Vangelo». La posizione del Cottolengo è fermissima. «Di fronte ad una richiesta di la nostra struttura non può rispondere positivamente.  Attualmente l’obiezione di coscienza non e’ prevista per le istituzioni sanitarie private, però io penso che in coscienza non  possiamo rispondere positivamente ad una richiesta di morte: quindi  ci asterremmo con tutte le conseguenze del caso».


La preoccupazione espressa anche da Scienza e Vita è di non creare le condizioni che permettano a chi è in

condizioni di difficoltà e sofferenza, magari anziano e solo, di non appellarsi alla  morte, inducendo così i piu’ deboli a togliere il fastidio.  Stamattina l’Avvenire ha pubblicato un editoriale in cui descriveva il biotestamento come una sconfitta collettiva. «Non è stato un bel giorno per l’Italia, questo giovedì 14  dicembre 2017. Proprio per nulla, anche se ci sono numerosi  politici e opinionisti che lo definiscono - come ormai si usa sin  troppo spesso - ’un giorno storico’. Non è un bel giorno per  l’Italia, perché purtroppo nasce male la legge sul fine vita». Sullo sfondo vengono poi evocate derive eutanasiche. «Questa legge, insomma,  non convince e non può piacere, e chi si spella le mani senza  averla letta farebbe meglio a informarsi a dovere».
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Il Messaggero