I figli ora possono avere il cognome della madre: la Corte Costituzionale dice sì

I figli ora possono avere il cognome della madre: la Corte Costituzionale dice sì
Da oggi i figli potranno avere il cognome della mamma. «La Corte costituzionale ha accolto oggi la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla...

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Da oggi i figli potranno avere il cognome della mamma. «La Corte costituzionale ha accolto oggi la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte di appello di Genova sul cognome del figlio. La Corte ha dichiarato l'illegittimità della norma che prevede l'automatica attribuzione del cognome paterno al figlio legittimo, in presenza di una diversa volontà dei genitori». Lo spiega una nota. La Consulta si è pronunciata sul ricorso presentato dalla Corte d’Appello di Genova per il caso di una coppia che si è vista negare la possibilità di attribuire al figlio entrambi i cognomi dei genitori. In mezzo c'è un bambino, figlio di una coppia italo-brasiliana, a cui i genitori vogliono aggiungere a quello paterno il cognome materno.


Risale a quasi 40 anni fa la prima proposta in Parlamento per poter dare ai figli il cognome della mamma. Lo ha ricordato l'avvocato Susanna Schivo, legale della coppia, nell'udienza pubblica davanti alla Corte costituzionale dedicata alla questione di costituzionalità sollevata dalla Corte d'appello di Genova, a cui i genitori del piccolo si erano rivolti dopo che il tribunale aveva bocciato la loro istanza. Il legale ha definito «all'evidenza irragionevole» l'attuale sistema che prevede l'attribuzione automatica del cognome paterno. Un principio che non è sancito da una norma specifica, ma che si ricava da disposizioni regolatrici diverse, a cominciare da alcuni articoli del codice civile. Quanto sia superato lo dimostra, ha fatto notare il legale, anche «la crescita di richieste» alle Prefetture di genitori che vogliono aggiungere ai propri figli il cognome materno. Sì perche questa è attualmente l'unica strada possibile. Ma determina «un'ingiustizia sostanziale», ha rilevato ancora Schivo, visto che i prefetti decidono in maniera diversa, a seconda che ritengano meritevoli o meno di tutela i motivi alla base della richiesta.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero