Altro giro, ma stessa corsa. Le delegazioni di Pd e M5S tornano oggi a Montecitorio per incontrare il presidente-esploratore. Obiettivo convincere, senza troppa enfasi, Roberto...
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LA BRECCIA
Il segretario del Pd Martina continua a tenere aperta la linea del dialogo con Di Maio in attesa della direzione che si terrà tra una settimana e, probabilmente, quando il dibattito si sarà in buona parte consumato. Aver spostato molto in avanti l'appuntamento fa irritare i renziani, ma serve a Martina per verificare se nel partito, e tra gli elettori, faranno breccia alcuni dei ragionamenti fatti anche ieri e che dovrebbero spiegare il perché di una svolta con i nemici di un'intera legislatura.
Prima di presentarsi davanti la porta del presidente della Camera, la delegazione del Pd - composta dal segretario Martina, dal presidente del partito Orfini e dai capigruppo Delrio e Marcucci - si ritroverà al Nazareno ed è probabile che l'appuntamento sarà anche l'occasione per un nuovo e vivace confronto. Ovviamente Renzi non ci sarà, anche se resta l'elemento decisivo per sbloccare o affossare forse l'ultimo tentativo per arrivare ad un governo politico prima che la parola torni al Capo dello Stato.
Molti dei margini per realizzare il più volte evocato governo del presidente - frutto dell'incapacità dei partiti di trovare un'intesa - si sono però ridotti con le trattative chiuse e con quella in corso. I rischi di un possibile voto anticipato ad ottobre, se non a fine settembre, sono aumentati anche se alcune valutazioni molto pessimiste risentono della volontà di dare una sorta di ultimatum al Pd. Un pressing di sei giorni, tanti ne mancano alla riunione della direzione, con lo scopo di avviare un dibattito che renda meno scontata la direzione di mercoledì.
L'ACCORDO
Il problema di convincere iscritti e militanti non è però solo del Pd. Di Maio e Casaleggio non hanno i problemi di Martina e Renzi visto che ieri tutti i parlamentari M5S hanno rispettato la consegna del silenzio in vista dell'assemblea dei gruppi. Ma quando si parla di elettori la musica cambia. I dem risultano ancora molto poco sopportati dall'elettore pentastellato e non hanno difficoltà a ricambiare. E' quindi facile ipotizzare che servirà molto tempo per arrivare ad un'intesa scritta e sottoscritta, anche dopo l'eventuale avvio del tavolo.
Anche se resta contrario all'accordo politico con Di Maio, Renzi non intende affossare sul nascere il tentativo che ha preso le mosse dall'incarico del presidente della Repubblica, tantomeno tagliarsi tutti i ponti con i grillini che - malgrado i no grazie degli ultimi giorni - potrebbero rappresentare l'unica sponda per un governo istituzionale che permetterebbe al Pd di evitare il voto e a Di Maio di dare un senso al 32%. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero