Per oltre 20 anni è stato l'ombra di Silvio Berlusconi, come responsabile della comunicazione azzurra. Giorgio Lainati, parlamentare forzista di lungo corso...
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Cresciuto professionalmente per 11 anni a Canale 5, poi nominato capo ufficio stampa azzurro fino all' approdo nelle aule parlamentari con Silvio Berlusconi la prima volta nel 2001, il deputato conferma tutta la sua insofferenza.
«Nel gennaio del '94 -ricorda- fui invitato dal geometra Adriano Galliani, allora amministratore delegato di Video News-Canale 5 a dimettermi per diventare responsabile dell'ufficio stampa di Forza Italia, asserendo che le porte dell'azienda sarebbero rimaste sempre spalancate. Peccato che poi il
presidente di Mediaset Fedele Confalonieri mi abbia recentemente negato formalmente la riassunzione, anche con motivazioni tanto risibili, quanto offensive dopo 33 anni di correttezza e fedeltà nei loro confronti».
Contattato in questi mesi dai verdiniani e dai fittiani, Lainati, che a febbraio compie 22 anni al servizio di Fi, non avrebbe ancora deciso cosa fare del suo futuro, anche se gli ultimi boatos lo danno molto vicino alla componente Ala del gruppo Misto di Montecitorio.
L'insofferenza di Lainati parte da lontano. Come dipendente di Fi verrà licenziato alla fine del mandato parlamentare, nell'ambito della procedura collettiva avviata nel dicembre scorso dal tesoriere unico Mariarosaria Rossi per moviti di spending review e tagli al finanziamento pubblico.
Lainati, infatti, rientra tra i quattro del personale azzurro in aspettativa per cariche politiche: oltre a lui, ci sono anche i parlamentari, Luca D'Alessandro; l'ex sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro ora alla guida dei Dipartimenti di settore del partito e Antonio Palmieri, responsabile del sito
internet.
L'11 gennaio scorso Lainati si è astenuto al momento del voto alla Camera sul ddl Boschi, mentre Fi aveva dato indicazione di esprimersi contro la riforma costituzionale del governo Renzi. E non ha mai nascosto di essere favorevole al ddl Cirinnà, insieme a Stefania Prestigiacomo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero