La Ue punta sul turismo: piano da 1.600 miliardi, Italia in prima linea

Un momento degli stati generali sul turismo tenuto a Bruxelles
dal nostro inviato BRUXELLES - Austera e volubile, l'economia cambia registro e per il suo futuro punta sul tempo libero. Tra meno di un anno, la materia prima più...

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dal nostro inviato
BRUXELLES -
Austera e volubile, l'economia cambia registro e per il suo futuro punta sul tempo libero. Tra meno di un anno, la materia prima più pregiata al mondo non uscirà più grazie a una trivella o raschiando il fondo delle montagne, ma arriverà da una ditta che celebra il piacere e la cultura. La fabbrica è il turismo e le sue cifre si preparano a diventare da capogiro: un miliardo di turisti, cinque milioni di posti di lavoro, di cui almeno 800mila in Italia, una dignità pari a quella dell’industria manifatturiera. Dove? In Europa.


Il prezzo? Almeno otto miliardi di euro triplicando il fondo Cosme e coinvolgendo il piano Juncker perché sono anche infrastrutture, strade, trasporti e aeroporti a fare la differenza quando si parla di ospitalità e non solo spiagge, sdraie e monumenti. L’indotto porta a movimentare complessivamente 1.600 miliardi, un oceano di euro. La strategia d’attacco è stata annunciata dalla riunione degli Stati generali del turismo tenuta a Bruxelles e voluta dal presidente del parlamento Ue, Antonio Tajani, pronto a scommettere sul comparto fino al 2025, anno in cui devono essere raggiunti tutti gli obiettivi.

In questo senso Tajani ha spiegato: «Fino ad oggi l’Europa non si è mossa in maniera uniforme rispetto al mercato turistico e questo deve cambiare perché ormai è indispensabile una strategia comune». Poi, fuorionda, ci scappa una battuta: per fermare il dumping dei cinesi in tanti settori, noi offriamo loro le migliori vacanze al mondo, magari si calmano. Perché se l’Europa lancia il suo attacco mondiale al turismo e mira a diventare il primo continente in cui spendere ferie e tempo libero, il concorrente da battere sono gli Stati Uniti, il primo cliente da conquistare è la Cina, mentre l’incrociatore da mettere a capo dell’esercito è l’Italia.

Il piano d’attacco vede il Belpaese in testa perché nonostante le potenzialità oggettive (nessun paese al mondo ha le ricchezze e bellezze dell’Italia), il fatturato del turismo italiano viene dopo la Francia, la Spagna e perfino la Germania. Pizza e mandolino diventano quindi decisivi per la nostra economia se davvero dovesse intercettare la parte più nobile del Pil, quella con il segno più. Ma è l’occupazione giovanile lo slancio-spinta del piano Marshall dedicato allo sviluppo del relax ben pagato. Un segnale in questo senso, Juncker lo aveva già mandato all’Italia: quando nella sua visita a Norcia ha promesso fondi per la basilica di San Benedetto, luogo dello spirito, ma anche prima attrazione, come migliaia di altri monumenti in Italia, per i visitatori. 


«Investendo di più – sostiene Tajani – si creano opportunità anche nelle regioni in cui la disoccupazione giovanile tocca il 50 per cento. L’industria del turismo, pur coinvolta dalla rivoluzione digitale resterà ad alta densità di manodopera, con il 20 per cento di giovani sotto i 25 anni». Praticamente un’istantanea dell’Italia, alla quale però ora non basterà più solo stendersi al sole e aspettare.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero