Ennesima bufera tra Pd e M5S. A provocarla, stavolta, è il rapper ipertatuato (nonché giudice di X Factor) Fedez. Nel mirino dei dem è finito l'inno ufficiale scritto...
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Le critiche a Napolitano Testo e voce sono dello stesso Fedez. L'inno si chiama «Non sono partito». E dentro c'è anche un attacco al Capo dello stato, con un riferimento alla convocazione di Napolitano come testimone al processo Stato-mafia. «Caro Napolitano, te lo dico con il cuore o vai a testimoniare oppure passi il testimone! Dove sono i nastri dell'inchiesta?», recita il testo.
Pd sulle barricate Dal Pd arrivano minacce di denuncia per vilipendio, ma il cantante non raccoglie: «Il vilipendio - dice Fedez - implica un'offesa, io non sono intimidito, si è passati dal metodo «Boffo» a quello «Goffo».
La replica del M5S Il Movimento Cinque Stelle interviene sul blog di Grillo a difesa del rapper milanese. Si legge nel post: «La libera espressione artistica non piace al Pd, che cerca di imbavagliare e intimidire Fedez». Nel post viene riproposta la risposta di ieri del cantante. «Mi chiedo - affermava tra l'altro Fedez - come il fatto di augurarsi che il Capo dello Stato si presenti spontaneamente a deporre su una questione così delicata come la trattativa Stato-mafia possa essere considerato un reato». «Mi viene proprio da ridere. Tralasciando il fatto che il reato di Vilipendio implica un'offesa gli unici a sentirsi offesi - aggiungeva il cantante - dovrebbero essere i cittadini». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero