NEW YORK – Colpo di scena a Washington: con una lettera di mezza paginetta, l’Amministrazione Trump ha licenziato in tronco il direttore dell’Fbi James Comey. Il...
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Comey è effettivamente stato criticato da più parti per i metodi anomali che ha usato nell’indagare il fatto che Clinton – quando era segretario di Stato - aveva adottato un server di e-mail privato invece che usare quelli ufficiali del Dipartimento di Stato. Il capo dell’Fbi, ad esempio, ha fatto conferenze sull’inchiesta, e dopo che era stata chiusa l’ha clamorosamente riaperta, il 28 ottobre, a ridosso delle elezioni, per il sospetto che ci potessero essere altre mail non controllate nel computer della prima assistente di Hillary Clinton. Anche quell’appendice di inchiesta si è poi rivelato un nulla di fatto.
Comey si è giustificato nei giorni scorsi per aver reso pubblica l’inchiesta, e ha parlato in una audizione al Senato, nel corso della quale ha però fatto anche delle dichiarazioni inesatte, che poi ha dovuto correggere per iscritto.
L’Amministrazione ha colto la palla al balzo e lo ha licenziato.
Le ragioni ufficiali del licenziamento apportate da Trump sono condivise dai democratici, anzi Hillary Clinton qualche giorno fa ha senza mezzi termini apertamente accusato Comey di aver favorito i repubblicani quando ha scritto la lettera di ottobre.
Tuttavia non si può negare l’esistenza di un inquietante sospetto: e cioè che l’Amministrazione Trump voglia liberarsi di un “poliziotto” scomodo. Infatti Comey starebbe anche conducendo una inchiesta, ancora segreta, sul sospetto che la campagna di Donald Trump avesse contatti e sostegno presso i servizi segreti di Mosca. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero