Fabrizio Corona, attraverso i suoi legali, gli avvocati Ivano Chiesa e Antonella Calcaterra, ha chiesto stamani la scarcerazione al gip di Milano Paolo Guidi, lo stesso giudice...
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«I contanti trovati nel controsoffitto (oltre 1,7 milioni di euro, ndr) e quelli in Austria (900mila euro secondo Corona, ndr) sono frutto del mio lavoro e di quello della società Atena e avevo intenzione di pagare le tasse», ha spiegato, in sostanza, l'ex agente fotografico al gip. Per la difesa sarebbe ancora in tempo per versare le imposte e non rischiare l'accusa di evasione. L'istanza di scarcerazione è stata depositata al gip anche da Francesca Persi, la collaboratrice arrestata.
«La Procura di Milano sconfessa se stessa e si contraddice, perché ricorre contro un provvedimento del gip che aveva concesso esattamente quello che aveva chiesto la stessa Procura». Così l'avvocato Ivano Chiesa, legale di Fabrizio Corona, commenta la decisione dei pm dell'esecuzione Nunzia Gatto e Nicola Balice che, nei giorni scorsi, hanno presentato ricorso in Cassazione chiedendo di annullare il provvedimento con cui il gip Ambrogio Moccia, a fine settembre, aveva evitato all'ex 'fotografo dei vip' di ritornare in cella riconoscendo la continuazione tra i reati di estorsione, tentata estorsione e bancarotta, per i quali è stato condannato in via definitiva.
Il gip Moccia, infatti, lo scorso 27 settembre, accogliendo la richiesta del pm Paola Biondolillo, aveva dato l'ok alla continuazione tra i reati e la decisione aveva avuto come effetto pratico il fatto che Corona potesse continuare a scontare il cumulo di pene residuo, poco più di 5 anni, in affidamento in prova ai servizi sociali. Poi, però, lunedì scorso è stato arrestato per intestazione fittizia di beni e nello stesso giorno il giudice di Sorveglianza Giovanna Di Rosa ha sospeso l'affidamento (l'udienza sulla revoca o meno è fissata per l'8 novembre).
Ora la Procura chiede alla Cassazione di cancellare la continuazione tra i reati e l'avvocato Chiesa annuncia che solleverà la questione della «inammissibilità» dell'istanza, «perché ci vuole un interesse ad impugnare, mentre in questo caso lo stesso ufficio della Procura aveva già chiesto e ottenuto il riconoscimento della continuazione». Ciò, ha aggiunto il legale, «è veramente incredibile e paradossale».
Il Messaggero