Fabrizio Corona parla dopo 2 anni di silenzio: «Mi hanno messo in manette sotto gli occhi di mio figlio»

Fabrizio Corona parla dopo 2 anni di silenzio: «Mi hanno messo in manette sotto gli occhi di mio figlio»
Fabrizio Corona parla per la prima volta dopo l'uscita dal carcere. Sul numero di Chi in uscita mercoledì 16 maggio, dopo due anni di silenzio, spiega come sono stati i...

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Fabrizio Corona parla per la prima volta dopo l'uscita dal carcere. Sul numero di Chi in uscita mercoledì 16 maggio, dopo due anni di silenzio, spiega come sono stati i suoi 16 mesi in cella e ovviamente non mancano gli attacchi e le plemiche nelle sue parole che sembrano celare ancora rabbia.




«La mia è l'unica versione, quella vera. È stata solo una guerra», attacca Corona. «Io come singolo individuo contro un macigno più grande e forte di me che non voglio identificare con nessun nome altrimenti, dopo quest’intervista, ricominciamo da capo. E come me, vittima della mala giustizia, ci sono tante brave persone».

Corona ricorda il 10 ottobre di due anni fa, quando fu arrestato per aver nascosto 2 milioni e 684 mila euro in un controsoffitto a casa di una sua collaboratrice. «Mi chiama il mio avvocato, Ivano Chiesa, e mi dice tre parole: “Ti devi consegnare”. Avevo due ore di tempo. Riunisco le persone care a casa di mia madre. Arrivati da mia madre, Chiesa mi ha detto che il giudice aveva deciso di sospendere l’affidamento, ma non aveva una spiegazione. Ho abbracciato forte mio figlio, avevo paura, dieci uomini sono venuti a prendermi con modi bruschi, come se fossi uno dei peggiori criminali. Tutto sotto gli occhi di mio figlio. L’ho guardato e gli ho detto: “Papà ce la farà”. Ho incrociato lo sguardo di mia madre e per la prima volta ho provato dolore. Poi ancora una voce: “Tutti fuori. Resta solo il signor Corona”. Mia madre Gabriella sviene. Mi ammanettano e mi consegnano un mandato di custodia cautelare. Il reato: intestazione fraudolenta di beni. Dopo tre ore mi ritrovo di nuovo al casellario di San Vittore. E sento ancora quel rumore: il cancello che si chiude dietro le spalle. Quel rumore è il ritorno all’inferno. Lo sanno tutti i detenuti». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero