Evasori nel mirino, maxi-blitz della Finanza: 62 indagati in tutta Italia

Evasori nel mirino, maxi-blitz della Finanza: 62 indagati in tutta Italia
​Militari del nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza stanno eseguendo decine di perquisizioni e sequestri in tutta Italia in un'inchiesta che ha...

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​Militari del nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza stanno eseguendo decine di perquisizioni e sequestri in tutta Italia in un'inchiesta che ha portato alla luce un'evasione fiscale miliardaria.




I reati contestati agli indagati vanno dall'associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, alla bancarotta fraudolenta, al riciclaggio.



Maxi-sequestro Nel corso dell'operazione, tuttora in corso, i finanziari hanno sequestrato beni per oltre cento milioni di euro.
Nell'indagine, diretta dalla Procura di Roma, sono indagate 62 persone. L' «ingentissima evasione fiscale» - così l'ha definita il nucleo valutario della Guardia di Finanza - è stata realizzata, secondo l'accusa, dal consorzio di cooperative Gesconet, che opera nei settori del trasporto, del facchinaggio, delle pulizie e della vigilanza privata. L'inchiesta è diretta dal procuratore aggiunto di Roma Nello Rossa e dal sostituti procuratori Filippi e Davinola. I provvedimenti di sequestro preventivi sono stati firmati dal gip della Capitale Valerio Savio. Il sistema di evasione fiscale si sarebbe prevalentemente fondato sull'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.



1,7 milioni Ammontano a 1,7 miliardi i danni per le casse dello Stato provocati dalla mega evasione. Il meccanismo messo in piedi dagli indagati, hanno ricostruito gli investigatori, consisteva nell'affidamento di servizi in subappalto a società cooperative appositamente costituite, da parte delle società degli indagati, che si aggiudicavano gli appalti sia da enti pubblici sia da società private. A loro volta le cooperative emettevano fatture false per operazioni inesistenti, accertate dalla Gdf per circa 400 milioni, accreditando così il denaro ricevuto ad altre cooperative cosiddette «finali». I conti di queste ultime venivano progressivamente svuotati attraverso dei prelievi di denaro contante, non giustificati da alcuna logica commerciale.
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Il Messaggero