BRUXELLES - Il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijssembloem, si è detto «ottimista», nonostante la decisione della Grecia di rinviare di un giorno la lettera con cui...
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A Berlino, la progressione nei sondaggi e nelle urne del partito anti-euro “Alternativa per la Germania” spinge i cristiano-democratici della Baviera della Csu verso posizioni sempre più dure. Il portavoce di Schaeuble ha annunciato che il voto del Bundestag per venerdì, appena in tempo prima della scadenza del programma di assistenza a fine mese. Ma la Csu ha chiesto di rinviare a marzo, per permettere ai gruppi parlamentari di analizzare con attenzione la lista di riforme presentata dalla Grecia. Anche se i voti della Cdu di Angela Merkel e dei socialdemocratici della Spd dovrebbero bastare, l'opinione pubblica è contraria a prolungare gli aiuti ad Atene: secondo un sondaggio del settimanale Focus, il 48% dei tedeschi vuole una Grexit. Anche in Finlandia, la Grecia rischia di diventare una questione politica scottante: il partito euroscettico dei “Veri Finlandesi” potrebbe beneficiare delle polemiche sugli aiuti ad Atene in vista delle elezioni di aprile. Di fronte al rischio di nuove tensioni con i creditori, la Commissione Ue ha «consigliato» il governo greco su come redigere la lista da presentare all'Eurogruppo.
I DOCUMENTI
Tra Bruxelles e Atene «sono circolati molti documenti», ha spiegato la portavoce della Commissione, descrivendo i colloqui come «costruttivi». Il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha spiegato che il pacchetto greco deve essere «ambizioso» ma anche «realista», in particolare dal punto di vista finanziario. Per l'esecutivo comunitario, anche se c'è una certa flessibilità sull'avanzo primario richiesto, gli impegni di bilancio devono corrispondere a quelli indicati dall'attuale programma di salvataggio: i saldi non devono cambiare. Quanto alle riforme, la Commissione valuta positivamente la lotta all'evasione fiscale, la razionalizzazione della pubblica amministrazione e una tassa sui ricchi. Ma rimangono dubbi, in particolare sul rischio di un blocco delle privatizzazioni e una marcia indietro sulla liberalizzazione del mercato del lavoro. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero