Etilometro non tarato a Treviso: automobilista vince il ricorso e chiede 25mila euro di danni

foto di repertorio
Multato per guida in stato di ebbrezza, stabilita però attraverso un etilometro risultato non tarato, chiede ora al Comune di Valdobbiadene (Treviso) di essere risarcito...

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Multato per guida in stato di ebbrezza, stabilita però attraverso un etilometro risultato non tarato, chiede ora al Comune di Valdobbiadene (Treviso) di essere risarcito con oltre 25mila euro per i danni materiali e biologici patiti dal fermo della patente e dal sequestro del mezzo. Il 19 luglio, nel tribunale di Treviso, si terrà la prima udienza della causa civile.


I fatti risalgono alla precedente amministrazione, dunque a più di quattro anni fa. Nel corso di un ordinario controllo stradale da parte dei carabinieri di Valdobbiadene, R.B. residente nel comune, venne fermato alla guida del suo mezzo e sottoposto a tutti i controlli di rito. Dopo la verifica della patente e del libretto, il valdobbiadenese venne sottoposto all’alcoltest che evidenziò un tasso superiore al limite di legge. A suo carico scattò, oltre ad una sanzione, anche il ritiro della patente e il fermo del mezzo. R.B. subito si affidò ad un legale, ritenendo di aver subito un torto. Fece ricorso contro la multa e il tribunale gli diede ragione. Venne ritirata la sanzione amministrativa e una perizia, eseguita da un consulente tecnico, accertò che l’etilometro non era tarato. I giudici imputarono la responsabilità per la mancata taratura al Comune di Valdobbiadene.

LO STRUMENTO «Quell’etilometro – ripercorre il vicesindaco Pierantonio Geronazzo – era stato dato in prestito ai carabinieri di Valdobbiadene dal Comune, il quale lo aveva ricevuto in dotazione dalla Provincia di Treviso. Stando all’accordo siglato tra Provincia e Comune, il Comune risultava il responsabile di quell’attrezzatura per l’utilizzo, la manutenzione e la revisione. Non esisteva invece alcun accordo tra Comune e carabinieri, a cui l’etilometro era stato dato. Da qui il fatto che la responsabilità sull’apparecchio sia stata imputata al Comune». Dopo che il tribunale ha annullato la sanzione amministrativa, il valdobbiadenese e il Comune hanno cercato di trovare un accordo risarcitorio con una negoziazione assistita, ma il lavoro intrapreso dagli avvocati delle parti non ha portato ad un’intesa.


LA RICHIESTA E così R.B. ha fatto pervenire in municipio la citazione in giudizio e la richiesta di rimborso dei danni patiti, quantificati in 25.561,82 euro. Ora spetterà al giudice del tribunale di Treviso pronunciarsi in merito. «Quella somma – spiega il vicesindaco – include, oltre alle spese legali che R.B. ha sostenuto, anche i danni materiale e biologico patiti perché, oltre alla patente ritirata, era stato sequestrato il mezzo». Per l’uomo, che opera nel campo edile, il non poter guidare ha comportato anche un danno economico lavorativo e molti disagi per potersi muovere da un cantiere all’altro.

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Il Messaggero