All'indomani dell'annullamento della condanna per disastro ambientale da parte della Cassazione da Torino arriva la notizia che la Procura ha chiuso formalmente...
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Riguardo all'annullamento della condanna la Cassazione ha precisato che si è occupata solo del disastro ambientale, «non erano, quindi, oggetto del giudizio i singoli episodi di morti e patologie sopravvenute, dei quali la Corte non si è occupata».
L'inchiesta per omicidio 43 casi di morte in più, oltre ai primi 213, saranno contestati a Stephan Schmidheiny nella inchiesta Eternit bis. Guariniello e Gianfranco Colace stanno lavorando all'atto formale di chiusura delle indagini (che aggiorna il precedente di alcuni mesi fa).
La condanna annullata La Corte d'appello di Torino nelle motivazioni della condanna a 18 anni per Stephan Schmidheiny annullata ieri dalla Cassazione sottolineava: «La consumazione del reato di disastro è tuttora in atto» e quindi «occorre mettere in risalto che i reati in nessun modo si possono affermare prescritti»: così«Il pericolo per le popolazioni - si legge - non è ancora scomparso».
La rabbia dei familiari Intanto in nome di tutte le vittime da amianto nel mondo, Casale Monferrato si propone come guida di un «movimento di giustizia» di livello mondiale. Lo ha sottolineato oggi il sindaco di Casale, Titti Palazzetti, che insieme a decine di altri sindaci del casalese ha partecipato alla manifestazione in piazza contro la sentenza della Cassazione. «Già domani avremo qui a Casale - ha annunciato - una prima riunione in municipio con rappresentanti di dieci Paesi stranieri, dal Brasile al Giappone, dagli Stati Uniti alla Francia, dalla Svizzera ad altri». La riunione è solo una delle tante iniziative che Casale intende prendere «a tutela della dignità, della giustizia e della vita, contro l'imperante logica del profitto per la quale il denaro conta più della vita umana», ha detto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero