Attentati Bruxelles, la testimonianza: ero nella metro, poi il boato

«Stavo andando in ufficio e come ogni mattina ho preso la metro. All'improvviso fra le fermate di Arts-Loi e Maelbeek abbiamo sento un botto venire dalla parte...

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«Stavo andando in ufficio e come ogni mattina ho preso la metro. All'improvviso fra le fermate di Arts-Loi e Maelbeek abbiamo sento un botto venire dalla parte davanti. Da subito abbiamo capito che non veniva da dentro il vagone della metro ma da fuori». A raccontarlo è Marco Giuli, analista di politiche energetiche che da anni ormai vive nella capitale belga con la sua famiglia. 

«Dopo l'esplosione è partito un avviso automatico che diceva che c'era stato un incidente. Abbiamo aspettato nel vagone almeno mezz'ora. Faceva molto caldo, la metro era affollata. Ad un certo punto è iniziato ad entrare del fumo nel vagone. Qualche attimo di terrore, non capivamo cosa stesse succedendo. Successivamente il personale ci ha comunicato che c'era stata una esplosione, ci hanno immediatamente fatto evacuare dalla parte opposta. Devo dire che, al di là di qualcuno che piangeva e il terrore visibile sul volto di altri, il tutto si è svolto in modo molto ordinato grazie anche al personale del servizio metro».  

«Ora sono in ufficio, situato nel perimetro della zona europea, c'è un'atmosfera spettrale. Ci hanno consigliato di non uscire in strada e di rimanere in casa o negli uffici, i mezzi di trasporto sono tutti fermi. In giro ci sono moltissime ambulanze e tanti tra forze dell'ordine e militari. Quello che sappiamo, in base a quello che ci hanno comunicato, è che si tratterebbe di attentati in risposta alla cattura del super ricercato Salah».   Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero