Esercito Usa, svolta sui diritti civili: due veterani trans potranno cambiare i propri nomi

Esercito Usa, svolta sui diritti civili: due veterani trans potranno cambiare i propri nomi
Sono passati tre anni dall’abrogazione, fortemente voluta dal presidente Obama, della “Don’t ask, don’t tell”, la legge che per quasi 20 anni aveva imposto...

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Sono passati tre anni dall’abrogazione, fortemente voluta dal presidente Obama, della “Don’t ask, don’t tell”, la legge che per quasi 20 anni aveva imposto nell’esercito americano una sorta di regola non scritta, per cui l’orientamento sessuale dei militari non dovesse costituire oggetto di indagine da parte dei superiori né potesse essere rivelato dai diretti interessati.




Oggi una nuova, importante novità nel cammino verso l’ampliamento dei diritti della comunità Lgbt nell’US Army: due veterani transgender della guerra del Vietnam potranno sostituire i propri nomi, non più corrispondenti al sesso biologico originario, con quelli attuali nel documento che - semplificando - potremmo definire “di identificazione dello status militare”.



La decisione, presa dall’ufficio che si occupa dell’aggiornamento e della correzione della documentazione sul personale dell’esercito, è stata presa dopo la richiesta formale indirizzata dal comitato del New Jersey dell’ACLU (American Civil Liberties Union), una organizzazione non governativa da anni impegnata nella promozione dei diritti civili negli Stati Uniti.



A beneficiarne sono Nicolas e Jennifer, i due veterani da cui è partita la richiesta del cambio di nome: Jennifer è sergente maggiore e ha servito l’esercito per quasi 30 anni; Nicolas è una guardia nazionale del New Jersey e ha prestato servizio militare per nove anni. Nello specifico, i nomi dei diretti interessati saranno cambiati sulla scheda di esonero o congedo dal servizio attivo, principale documento dove sono contenute le informazioni sullo status dei veterani. Grande soddisfazione nei commenti di entrambi: per Jennifer «questo è molto di più che un cambio su un pezzo di carta», mentre Nicolas sottolinea che «una piccola modifica in un documento personale è un’enorme trasformazione nella vita dei veterani di tutto il paese». Il militare ha poi aggiunto: «Ho prestato servizio per preservare i valori americani e i principi di giustizia ed eguaglianza sono stati onorati con questa decisione».



L’importanza del provvedimento, infatti, sta nelle probabili ricadute che questo atto potrebbe avere per altri veterani e per altre persone transessuali nell’esercito degli Stati Uniti. Il documento su cui è stato apposto il cambio di nome è molto importante per un militare, poiché determina il diritto a ricevere benefici e assistenza legale sulla base del servizio prestato nell’esercito. I veterani, nello specifico, necessitano di questa attestazione per intraprendere una vasta serie di attività nella vita pubblica, dal sostenere l’esame da avvocato al fare domanda per un impiego, o anche per il mutuo della casa. I veterani transgender, per i quali non c’è corrispondenza fra quanto risulta dai documenti e la loro condizione attuale, rischiavano così di vedersi negati questi benefici, cui pure avevano diritto, oltre che essere sottoposti a una serie di domande imbarazzanti e indiscrete tutte le volte che presentavano il documento. Uno studio della Law School dell’Università della California ha stimato in 134mila i veterani transgender dell’US Army che si sono imbattuti in concreti ostacoli nell’ottenere i benefits che spettavano loro, e ciò a causa della mancata coincidenza di nome e genere sessuale nella scheda di congedo militare rispetto al nome e genere successivi alla fine del servizio prestato nell’esercito. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero