Si stringono la mano, ma resta la grande freddezza tra Virginia Raggi e Roberto Giachetti. Si incrociano sul palco di Unindustria i candidati a sindaco di Roma, poi per loro...
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Al Palazzo dei Congressi con le domande del giornalista tv Giovanni Floris si parla ancora di Olimpiadi, tema rovente degli ultimi giorni, davanti al presidente degli industriali romani Maurizio Stirpe. «I Giochi? Non adesso, è prematuro - risponde Raggi -. Quelle successive? Perchè no. Le Olimpiadi sono un tema del ballottaggio? Forse nei media, in un certo schieramento. I romani mi chiedono di bus, strade e rifiuti». «Non ci penso minimamente a far indebitare ancora Roma», aggiunge più tardi a una radio. «È un approccio sbagliato - risponde invece Giachetti -. Non sono in contrapposizione la risoluzione dei problemi immediati della città e le Olimpiadi tra 8 anni. Dobbiamo arrivarci con la città che già funziona, i romani non ci danno tempo di aspettare le Olimpiadi». Domani i Radicali inizieranno a raccogliere le firme per il referendum tra i romani sui Giochi.
Raggi e Giachetti distanti anche sullo stadio della Roma. «Prima vediamo le carte», dice lei diffidente. «Fanno tutto i privati e lasciano 400 milioni di opere di urbanizzazione», rassicura il candidato sindaco del Pd, «non possiamo farlo da un'altra parte» che non sia Tor di Valle. Dalla platea qualche applauso per entrambi. Altro argomento al calor bianco, il ruolo di Matteo Renzi e i riflessi nazionali del voto romano. «Avrei auspicato un contegno più degno e consono al suo ruolo - dice Raggi -: scendere in campagna elettorale con attacchi personali a me lo ritengo squalificante». Per Giachetti il possibile impatto negativo in campagna di un premier che sembra appannato. «Se viene al ballottaggio sono felicissimo, ma ci sono la mia faccia e quella della Raggi, ora. Se vinco, vinco io. Se perdo perdo io».
E ancora: «Il problema non è Renzi, ma la classe dirigente del Pd e del centrosinistra a Roma.
Il Messaggero