Nuovo sopralluogo degli investigatori nella casa di Elena Ceste, a Motta di Costigliole. A dieci mesi dalla scomparsa della madre di quattro figli, e a poco più di uno dal...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Per alcune ore, almeno tre, gli investigatori dell'Arma hanno ricostruito per l'ennesima volta quel 24 gennaio in cui la donna, 37 anni, scomparve da casa. «Mi aveva detto che non si sentiva bene e mi aveva chiesto che andassi a prendere i ragazzi a scuola», ha riferito a suo tempo il marito, vigile del fuoco ad Alba, che lo stesso giorno ne denunciò la scomparsa.
Da casa, Elena non aveva preso nulla, nemmeno il telefonino cellulare e la giacca. E l'auto era rimasta parcheggiata in cortile. Oggi i carabinieri, secondo quanto appreso, hanno ripetuto gli ultimi movimenti in casa della vittima, inghiottita nel nulla fino al ritrovamento del suo cadavere in un canale di scolo.
L'hanno cercata per mesi, alimentando la speranza con preghiere e fiaccolate. E lei era lì, a meno di due chilometri da casa, tra la ferrovia e il fiume Tanaro. Senza vita, il corpo seminudo, in avanzato stato di decomposizione. Gli esami autoptici hanno escluso, al momento, la morte violenta, ma si attendono i risultati degli ulteriori accertamenti effettuati sul cadavere. Un lavoro lungo e complesso, come quello degli investigatori che hanno continuato le indagini nel massimo riserbo.
Lo scorso 19 novembre, i genitori di Elena Ceste e il cognato sono stati per quasi sette ore nella caserma dei carabinieri di Asti, che hanno raccolto la loro denuncia contro i media. Troppa pressione mediatica, hanno detto, con i continui appostamenti delle telecamere davanti a casa. Alla riservatezza punta anche l'ultimo appello dei legali di Buoninconti. La loro linea difensiva, hanno spiegato, è «volutamente silenziosa, così come impongono precise regole deontologiche». Tanto più che, ricordano, «la difesa tecnica si estrinseca all'interno di un processo attualmente inesistente e non nei vari salotti televisivi». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero