Il continuo flusso di informazioni sul mistero dell'aereo della Egyptair, scomparso dai radar la notte tra il 18 e il 19 maggio mentre era in volo fra Parigi e Il Cairo, ha...
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Il rischio - avverte - è di generare sentimenti contrapposti caratterizzati da emozioni forti, capaci di scatenare nei soggetti più sensibili e nelle menti più facilmente manipolabili attacchi di panico. Come vincerla? «Il modo migliore per non lasciarsi travolgere da questa psicosi è condividere, sintonizzarsi con gli altri, affiatati e pronti a scattare tutti insieme contro il nemico. Solo così, non sentendoci mai soli veramente, ma forti del gruppo, ci possiamo difendere da questo attacco continuo che ci colpisce emotivamente. Altro suggerimento - dice Cucchi - è non catastrofizzare, perché spesso la preoccupazione ci porta a vedere come probabile e quasi scontato ciò che è solo una rarissima evenienza. E soprattutto ricordare di ragionare sempre con la propria testa, senza dare per scontato ciò che le fonti di informazioni sembrano spacciarci per certezze».
Ma ha senso volare in questo momento? «Tutto ci spaventa se pensiamo che sia stata una matrice terroristica a colpire - continua lo psichiatra - È una legge biologica dell'empatia, vedere situazioni di questo genere e ricostruirle fisicamente dentro di noi. Non basta razionalizzare, perché le emozioni e soprattutto la paura rendono probabili, almeno dentro di noi, cose solo vagamente possibili. A stimolare una risposta emotiva forte è anche il tipo di comunicazione mediatica». La paura di massa «è infatti un fenomeno molto importante che viene adeguatamente sfruttato per finalità di audience. Tutto ciò che fa panico, emozione forte, attrae la curiosità e quindi alimenta l'attenzione. L'uomo è un animale sociale e vive di segnali comunicativi che gli permettono in modo innato di entrare in risonanza emotiva con gli altri, un fenomeno chiamato empatizzazione», conclude Cucchi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero