Sul disastro aereo Egyptair non ci sono più certezze su uno dei pochi punti che sembravano accertati finora: le brusche virate dell'Airbus 320 segnalate nel dettaglio...
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Kammenos aveva anche parlato di un violenta perdita di quota del velivolo di 6.700 metri («da 37.000 a 15.000 piedi») di cui il responsabile egiziano non parla. In attesa di un chiarimento, una speranza di avere indicazioni si profila da un altro fronte: quello del macabro esame degli irriconoscibili brandelli di corpi restituiti dal mare. Secondo una fonte della medicina legale citata da vari media egiziani, i resti umani finora ripescati sono «estremamente piccoli» e sarà necessario l'esame del dna per compiere le identificazioni (parenti delle vittime sono arrivati all'obitorio per i prelievi). La fonte però ha sostenuto che i resti ripescati circa 290 chilometri al largo di Alessandria «sicuramente» forniranno elementi utili per risalire all'origine del disastro, ad esempio stabilendo se le morti sono avvenute per un'esplosione o un impatto. Il lavoro degli anatomopatologi complicato da un'eventualità: che i corpi siano stati ridotti in brandelli da squali, ha lasciato intendere la fonte. Alla caccia alle scatole nere condotta con un sottomarino-robot egiziano in grado di operare a 3.000 metri di profondità, quella del fondale in cui si sta cercando il relitto, si è unito nelle ultime ore il ricognitore francese «Jacoubet» dotato di un sonar capace di individuare segnali di registratori di volo sommersi.
Una pista "fredda" appare invece quella di un atterraggio di emergenza cui l'Airbus fu costretto nel 2013 per il surriscaldamento di un motore di cui parla un rapporto di un ente affiliato al ministero dell'Aviazione civile egiziano.
Il Messaggero