Stava collaborando con la famiglia Regeni, e con lui l'associazione di cui è presidente, Ahmed Abdallah, attivista arrestato ieri in Egitto. Le accuse che gli vengono...
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L'attivista stava infatti offrendo una consulenza ai legali della famiglia Regeni nel tentativo di raccogliere elementi utili sul caso del giovane ricercatore torturato e ucciso al Cairo, visto che a quasi tre mesi dal ritrovamento del corpo il 3 febbraio, non c'è ancora nessun punto fermo, ma solo ricostruzioni ritenute inattendibili o veri e propri despistaggi. A rendere nota l'attività che Abdallah stava svolgendo per loro, sono stati gli stessi Regeni dicendosi «angosciati» per il suo arresto e «per la recente ondata di arresti in Egitto ai danni di attivisti per i diritti umani, avvocati e giornalisti anche direttamente coinvolti nella ricerca della verità circa il sequestro, le torture e l'uccisione di Giulio». Numerose le reazioni politiche. Patrizia Toia, capo delegazione del Pd al Parlamento europeo, definisce «inquietante» l'arresto del consulente e chiede a Bruxelles un nuovo intervento sulle autorità egiziane.
Paolo Ferrero del Prc insiste perchè sia espulso l'ambasciatore egiziano a Roma. Nicola Fratoianni, di Sinistra Italiana, parla di situazione inaccettabile. Iterviene di nuovo anche Londra. Il governo britannico ha ribadito di essere «inorridito» dall'omicidio di Regeni: una posizione che emerge dalla risposta a una petizione popolare nel Regno Unito con oltre 10 mila firmatari che chiedeva all'esecutivo di esprimersi in modo chiaro e netto. Il comunicato del Foreign Office condanna l'assassinio «brutale» e afferma di essere irritato per i limitati progressi fatti fino ad oggi nella soluzione del caso. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero