Sale a 35 il bilancio delle vittime dell'attacco al bus su cui viaggiavano cristiani copti compiuto stamane da un commando di 10 uomini a Minya, nel sud dell'Egitto. Lo...
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Uomini armati hanno aperto il fuoco contro il mezzo che era diretto al monastero di Anba Samuel, situato nei pressi di Minya, città 300 km a sud del Cairo dove vive una numerosa comunità copta. I feriti sono stati trasportati presso l'ospedale di Maghagha, località situata nel governatorato di Minya. Il commando indossava divise militari. Gli assalitori hanno bloccato il bus, sono saliti a bordo e hanno iniziato a sparare mentre uno di loro filmava il massacro, ha poi raccontato un testimone su Twitter.
Il parroco: «Uccisi dopo il rifiuto di convertirsi all'Islam». «Sull'autobus c'erano anche tanti bambini. Gli hanno rubato soldi e oro. Hanno anche chiesto loro di rinunciare a Cristo e di diventare musulmani. Se avessero accettato li avrebbero salvati ma i pellegrini hanno rifiutato e così sono stati uccisi. Gli hanno messo la pistola sulla testa e sul collo per ucciderli in modo diretto». Lo ha detto il parroco della chiesa copta San Mina a Roma, Padre Antonio Gabriel, in un'intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000.
«Abbiamo saputo della notizia - ha aggiunto il parroco copto - solo un'ora dopo perché quella zona non è ben coperta dal segnale telefonico. Solo all'arrivo di un altro pullman hanno scoperto il disastro. Non ci sono spiegazioni, nessuno ha diritto di togliere la vita ad altri. Hanno scelto una giornata molto particolare per i musulmani perché domani comincia il Ramadan». «Sono ancora tante - ha concluso Padre Gabriel - le persone in pericolo di vita che si trovano in ospedale in sala operatoria o in terapia intensiva. Speriamo che non aumenti il numero dei morti».. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero