Ai tempi di Bill Clinton era diffusa la battuta «è l’economia, stupido!». Cioè: vinceva il politico meglio capace di rendere prospero il Paese....
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E si riflettono anche la paura del declino, demografico ma anche culturale e religioso, e la sempre più scarsa fiducia nei confronti dei governi. Chi dimostra di voler affrontare con fermezza e realismo il fenomeno viene premiato dagli elettori (come la Fdp). Al contrario di chi sottovaluta il problema, o adotta soluzioni ispirate solo alla generosità e a un atteggiamento da «cuore senza testa», come scrive Paul Collier, uno dei massimi studiosi dell’emigrazione. Sarebbe limitativo definire «senza testa» il «noi possiamo farcela» di Merkel sui migranti e sui rifugiati, improntato anche a un disegno realistico, favorevole al rinvigorimento dell’economia tedesca; solo che l’hanno solo in parte capito gli elettori, a cominciare da quelli del suo partito. Questo non ha impedito alla Cancelliera di (ri)vincere le elezioni, ma uscendo indubbiamente ridimensionata.
Oggi “Mutti” è un po’ meno potente, dal punto di vista politico, se con potenza politica intendiamo la capacità di far eseguire ordini. Al contrario di Macron, che ora appare l’unica figura europea capace di garantire un governo stabile fino alla fine del suo mandato, nonostante sia uscito a sua volta un po’ acciaccato dal non felice esito delle elezioni senatoriali. Per questo il cambiamento di scenario a Berlino, con la fine della grande coalizione, se da un lato ritarderà i progetti di riforma dell’eurozona proposti dall’Eliseo, dall’altro renderà più equilibrato un asse franco-tedesco fino ad ora fortemente sbilanciato dalle parti di Berlino. Sarà quindi importante ascoltare che cosa dirà oggi Macron, in un discorso in cui proporrà nientemeno che il «rifacimento» dell’Europa. E ancora più cruciale sarà leggere le dichiarazioni dell’establishment d’oltre Reno. Siamo meno certi, rispetto alle previsioni di qualche giorno fa, che la Ue finirà per essere governata da un asse franco-tedesco. Si affermerà piuttosto una sorta di Europa multipolare, a più velocità, con Francia e Germania a occupare il primo posto ma in cui l’Italia potrà riprendere un ruolo importante.
Non condividiamo infatti i timori che, con la fine della grande coalizione, la Germania tornerà ad essere arcigna con noi, soprattutto perché non dobbiamo adottare la psicologia degli scolaretti.
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Il Messaggero