Roma – Contro la legge appena approvata dal Parlamento di Varsavia che impedisce qualsiasi accostamento della Polonia ai campi di concentramento nazisti - Belzec,...
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«La Polonia è un grande paese, con una grande storia, che ha conquistato con sofferenza ed eroismo la libertà di parola. Una legge come quella approvata il 31 gennaio scorso dal è un tradimento di questi valori» ha spiegato Di Segni, aggiugendo che la Polonia fu senz'altro vittima di una spietata occupazione della Germania nazista che in quel territorio realizzò i crimini efferati. «Ci furono senz’altro migliaia di cittadini polacchi e di Giusti tra le nazioni riconosciuti dal Yad Vashem e ancora da ricercare, che hanno rischiato la vita e ne hanno salvate molte vite. Ma se ciò avvenne fu anche per la complicità, di civili e forze di Polizia che hanno perpetuato l’odio tramandato in molti secoli, che poco fecero per impedire quel massacro, che collaborarono ovunque e in tutto il territorio polacco, cosi come vi furono altri e nuovi anche dopo la liberazione».
Le comunità ebraiche precisano che il vero tema oggetto di serie ricerche e indagini, anche giudiziarie, non è tanto il binomio campi-polacchi o campi-nazisti ma quello delle responsabilità, dell’estensione dell’odio e dei crimini commessi, della deumanizzazione prima e lo sterminio dopo, «di ciò che la Polonia ha perso definitivamente nel mondo svanito con i suoi oltre tre milioni di ebrei dispersi nelle ceneri dei campi, della libertà di ricerca storica e dell’arte oggi, del ricorso all’orgoglio nazionale quale scudo per ogni confronto serio e autorevole».
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Il Messaggero