PADOVA - Rompono il silenzio i compagni di Domenico Maurantonio, e si difendono dall'accusa di essere «dei traditori» dell'amico: «Noi eravamo i primi a voler parlare -...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il giovane aggiunge che lui e i compagni di classe sono stati «collaborativi al massimo con gli investigatori. Ci siamo sottoposti volontariamente al prelievo del dna». Il testimone non può svelare naturalmente nulla di quanto è stato detto negli interrogatori: «abbiamo riferito - sostiene - che neanche noi sappiamo cosa è successo quella notte, non abbiamo visto nè sentito. Abbiamo potuto solo fornire agli inquirenti gli stati d'animo di Domenico che abbiamo percepito nelle ore precedenti la sua morte». Il ragazzo ha confermato la cronologia dei fatti, già nota agli investigatori e uscita poi anche sui media: il rientro in albergo della comitiva verso le 21.30, l'appuntamento nella hall dell'hotel alle 22.30, una pizza ordinata alle 23, mangiata anche da Domenico, e poi la baldoria nelle stanze, fino alle 5 del mattino.
«Alcuni erano alticci - ha raccontato il giovane al quotidiano padovano - altri sobri, nessuno ubriaco. Quando ci siamo addormentati Domenico era in camera e dormiva». Intanto, sempre il 'Mattino di Padovà, riferisce che la preside del Nievo, Maria Grazia Rubini, avrebbe denunciato di aver ricevuto lettere e mail con insulti al limite della minaccia sul caso di Domenico.
Il gruppo su Facebook
Un gruppo dal titolo «Vogliamo verità e giustizia per Domenico Maurantonio» è stato aperto poche ore fa su Facebook. Già quasi 300 le persone che ne fanno parte, amici della famiglia Maurantonio ma anche utenti da tutta Italia che non conoscevano Domenico e sono rimasti colpiti dalla tragica morte del 19enne padovano. Tra i post, diversi sono quelli che chiedono provvedimenti per quei compagni di classe che sanno cosa è accaduto quella tragica notte ma non avrebbero ancora parlato.
Il legale
«Nell'ambito dell'indagine difensiva fatta per conto della famiglia appare che ad un certo punto tutto si blocca intorno alle 5. I ragazzi che ho sentito ricostruiscono i fatti fino ad un certo punto, poi tutto si ferma perchè tutti fanno dell'altro. Una ricostruzione che proprio non sta in piedi». Lo afferma l'avvocato Eraldo Stefani, il legale nominato dai genitori di Domenico.
«I ragazzi - aggiunge - danno la percezione di una certa sicurezza a prima vista, in realtà si tratta di una sicurezza solo apparente, indice di fragilità, per lo più perchè quell'albergo ha una modesta insonorizzazione.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero