«Sono l’assistente personale di Barack Obama». Il primo contatto con il nuovo presidente francese Matteo Renzi lo ebbe a maggio a Milano quando chiamò al...
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Una visita privata, precisa il protocollo presidenziale, ma non meno interessante e che accade proprio mentre a Berlino si segna il passo nella formazione del nuovo governo e l’astro della Merkel sembra calare. Quello che doveva essere il motore della riforma dell’Europa, picchia in testa perché manca ancora - e chissà per quanto - il ‘pistone’ tedesco.
Renzi, accompagnato dal sottosegretario Sandro Gozi e da Giuliano da Empoli, farà con Macron il punto sulla situazione in Europa e sicuramente racconterà la campagna elettorale che si è di fatto aperta in Italia.
Coincidenza vuole che Renzi incontri Macron proprio nel momento in cui mostra di aver archiviato tutte le tentazioni che lo volevano ripetere le gesta dell’ex esponente socialista che ha scalato l’Eliseo mettendosi in proprio con un movimento. ‘En Marche’ ha sbaragliato i partiti maggiori ma i due se la battono quando si valutano le rispettive capacità rottamatorie.
La versione inclusiva di Renzi ha solo pochi giorni, ma qualche frutto sembra averlo già portato. Almeno a leggere le dichiarazioni molto nervose di molti degli esponenti della sinistra radicale.
Il tempo davanti è però ancora molto e i colpi di scena sempre dietro l’angolo, ma Renzi va da Macron anche per cercare modalità e idee per ribaltare la narrazione della campagna elettorale. Uomo che seduce ed in grado di piacere a destra come a sinistra, Macron è un uomo dalle molto idee anche se nella riforma del mercato del lavoro dice di essersi ispirato all’italico jobs act. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero