MILANO «Suicidio assistito=omicidio. Cappato in galera». E’ la scritta che campeggio su uno striscione comparso davanti all’ingresso principale del palazzo...
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LA BATTAGLIA DI VALERIA
Lo striscione, a caratteri cubitali e appeso in modo ben visibile lungo il trafficato corso di Porta Vittoria, non riportava alcuna sigla ed è stato rimosso. Ma la tempistica non è casuale, è spuntato proprio pochi giorni dopo la trasmissione al gip dell’istanza in cui i pm scrivono: «Il principio della dignità umana impone l’attribuzione a Fabiano Antoniani, e in conseguenza a tutti gli individui che si trovano nelle medesime condizioni, di un vero e proprio “diritto al suicidio”». Un’affermazione di fronte alla quale Valeria Imbrogno, la compagna di Dj Fabo, fino all’ultimo al fianco del trentanovenne cieco e tetraplegico nella sua battaglia per la “dolce morte”, ha rotto il silenzio: «L’importanza di ogni singola parola», ha scritto sulla sua pagina Facebook, riportando la frase dei magistrati «il diritto alla dignità è affiancato al diritto alla vita». Adesso è Valeria a raccogliere l’eredità lasciata da Fabiano Antoniani e a battersi per l’eutanasia legale.
«SERVE UNA LEGGE»
Per l’associazione Luca Coscioni, di cui Cappato è tesoriere, l’istanza della Procura è un primo passo importante. «Qualcosa si muove.
Il Messaggero