«Il Presidente del Consiglio dei Ministri risponde al paese, alla nazione e prende lui le decisioni, ma ci mancherebbe altro. Le pare che poi deve decidere qualcun altro che...
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Di Maio assicura di avere massima autonomia, dunque. Solo lui e Chiara Appendino, infatti non hanno dovuto sottoscrivere il codice di comportamento del M5S che invece sarebbe tenuta a rispettare in modo pedissequo la sindaca di Roma Virginia Raggi. Sarebbe perché quel codice non è stato applicato soprattutto nella parte in cui si spiega cosa avviene se la prima cittadina o un esponente di giunta è sottoposta a indagini. Si tratta della sezione denominata "Sanzioni" e prevedeva tre punti: «Il Sindaco, ciascun Assessore e ciascun consigliere assume l’impegno etico di dimettersi se, durante il mandato, sarà condannato in sede penale, anche solo in primo grado. Assume altresì l’impegno etico di dimettersi laddove in seguito a fatti penalmente rilevanti venga iscritto nel registro degli indagati e la maggioranza degli iscritti al M5S mediante consultazione in rete ovvero i garanti del Movimento decidano per tale soluzione nel superiore interesse della preservazione dell’integrità del MoVimento 5 Stelle». Dimissioni sono (erano?) previste anche «qualora sia ritenuto inadempiente al presente codice di comportamento, al rispetto delle sue regole e dei suoi principi e all’impegno assunto al momento della presentazione della candidatura nei confronti degli iscritti al M5S, con decisione assunta da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio o dagli iscritti M5S mediante consultazione online». Quel contratto è stato sottoscritto anche dal candidato presidente in Sicilia Giancarlo Cancelleri e Roberta Lombardi, la candidata pentastellata per la Regione Lazio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero