Di Maio, attacco con gaffe: «Renzi? Come Pinochet in Venezuela». Ma era il Cile

Di Maio
«Renzi come Pinochet in Venezuela». A scriverlo, nero su bianco sulla propria pagina Facebook, è Luigi Di Maio, già reduce dalla bufera per il caso mail...

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«Renzi come Pinochet in Venezuela». A scriverlo, nero su bianco sulla propria pagina Facebook, è Luigi Di Maio, già reduce dalla bufera per il caso mail sull'assessore Muraro indagata. Doveva essere un duro attacco al premier e invece si è trasformato in un boomerang per il vicepresidente della Camera, costretto a incassare gli sfottò sui social: «Il golpe era in Cile, torna a studiare».


Il tempo di realizzare e Di Maio ha quindi corretto il post in cui scrive che Renzi «non è un Presidente del Consiglio ma il più grande provocatore del popolo italiano, un Presidente non eletto, senza alcuna legittimazione popolare, che sorride mentre le persone soffrono. Il referendum di ottobre, novembre o dicembre (ci faccia sapere la data, quando gli farà comodo) lui stesso lo sta facendo diventare un voto sul suo personaggio che ha occupato con arroganza la cosa pubblica, come ai tempi di Pinochet in Cile. E sappiamo come è finita».

Poi Di maio ha precisato. «La mia era una provocazione, non ho mai detto che era un sanguinario. Ma sono arrabbiato con Renzi per come ha occupato le istituzioni, soprattutto da un premier arrivato a Palazzo Chigi grazie a un tweet, staisereno», ha detto l'esponente grillino, ospite di Politics, su Raitre. Quello sul Venezuela «è stato un lapsus che ho corretto subito, mi prendo tutte le responsabilità». 


«Noi continueremo a raccontare i pericoli della Riforma Costituzionale, il nostro obiettivo è salvare la Carta fondamentale del Paese dalle sue oscene modifiche. Questa non è una riforma, è un attentato alla democrazia», ha sottolineato ancora il componente del direttorio M5s. Renzi, ha continuato, «parla di Legge elettorale e di referendum, mentre i cittadini chiedono soluzioni ai problemi reali: meno tasse, lavoro, reddito, sviluppo, diritto alla salute e all'istruzione. Ma soprattutto parla di modifiche alla nostra Costituzione. Un Presidente del Consiglio mai passato per il voto, che non ha mai presentato un programma elettorale agli elettori e che è a capo di una maggioranza eletta con una Legge dichiarata incostituzionale».


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Il Messaggero