Di Battista e il no alle Olimpiadi deciso con il suo meccanico

Di Battista (lapresse)
Lenin, da rivoluzionario, esaltava il «governo delle cuoche». Dibba, da gallo cedrone su due ruote, esalta il governo del meccanico. Di chi? Ma come di chi: di...

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Lenin, da rivoluzionario, esaltava il «governo delle cuoche». Dibba, da gallo cedrone su due ruote, esalta il governo del meccanico. Di chi? Ma come di chi: di Massimo! Così si chiama l'uomo che ripara la moto del Dibba e l'ultima fatica letteraria del neo-scrittore-papà - «Meglio liberi» (Rizzoli) - contiene questa rivelazione: «Il No alle Olimpiadi a Roma lo ha deciso Massimo, riunendo in officina sua moglie Maria, l'edicolante, il fruttivendolo, un paio di parenti e un pensionato».


Poi sgommando arriva il Dibba «in questo mio soviet personale», e chiede ai presenti: volete le Olimpiadi a Roma? Loro rispondono gridando di no. E quel no del popolo, «tra bulloni, pezzi di ricambio e olio», è diventato il no populista M5S. Speriamo che quando Roma dovrà decidere di liberarsi dai rifiuti, non convochi nell'officina di Massimo e di sora Maria i topi e i gabbiani. Sennò da lì esce un altro niet non solo populista ma pure animalista.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero