L'inchiesta a carico di Deutsche Bank e dei suoi ex vertici è stata trasferita per competenza dalla magistratura di Trani a quella milanese circa due settimane fa. Lo...
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L'indagine originariamente era stata avviata dal pm tranese Michele Ruggiero e dalla Gdf di Bari e aveva portato a iscrivere nel registro degli indagati l'istituto di credito tedesco, in qualità di ente, con l'ex presidente Josef Ackermann, gli ex co-amministratori delegati Anshuman Jain e Jrgen Fitschen, l'ex capo dell'ufficio rischi Hugo Banziger, e Stefan Krause, ex direttore finanziario ed ex membro del board. Secondo la ricostruzione del pm di Trani, che lo scorso settembre ha notificato agli indagati l'avviso di conclusione dell'indagine in vista della richiesta di rinvio a giudizio, quella «massiccia» vendita di titoli di Stato italiani sarebbe stata compiuta "over the counter" - senza che fosse divulgata al mercato finanziario regolamentato - e violando la normativa in vigore con «condotte artificiose, a carattere informativo ed operativo, da ritenere manipolative del mercato». L'operazione, che avrebbe avuto lo scopo di «una repentina riduzione dell'esposizione al rischio Italia da parte di DB» avrebbe causato, per l'accusa, un'alterazione del valore dei titoli stessi. L'istituto di credito ha sempre affermato che l'indagine è «priva di fondamento». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero