È arrivato in bicicletta. Ma dovrà correre come Valentino Rossi. Eccolo il nuovo ministro delle Infrastrutture, dicastero chiave del renzismo come cultura del fare le cose che...
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A Graziano Delrio – che nel suo primo giorno nel palazzone di Porta Pia si è fatto accompagnare solo da tre dei nove figli che può vantare, sennò sarebbe stata un’altra Breccia – tocca il difficile compito di non cancellare lo scandalo Lupi, di non vanificare l’occasione rappresentata dall’Expo di Milano, di chiudere qualche cantiere (governar es asfaltar, dice un antico motto politico portoghese) e anche più di qualcuno e soprattutto di eliminare agli occhi degli investitori internazionali l’immagine dell’Italia come un Paese nel quale ogni opera pubblica diventa il paradiso della non trasparenza e dell’opacità.
Mission impossible? Quasi. Ma Renzi ci crede. Delrio anche. E chissà se la prossima Pasqua, quella del 2016, la Salerno-Reggio Calabria potrà vivere giorni migliori di quelli passati e di quelli di queste ore in cui trionfa come sempre la lentocrazia e l’impossibilità di andare in vacanza senza il passo della lumaca. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero