Delitto di Motta Visconti, Lissi condannato all'ergastolo: uccise la moglie e i due figli di 5 anni e 20 mesi

Delitto di Motta Visconti, Lissi condannato all'ergastolo: uccise la moglie e i due figli di 5 anni e 20 mesi
Si è concluso con la pena massima il processo di primo grado per il delitto di Motta Visconti (Pavia). Carlo Lissi, 34 anni, è stato condannato all'ergastolo....

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Si è concluso con la pena massima il processo di primo grado per il delitto di Motta Visconti (Pavia). Carlo Lissi, 34 anni, è stato condannato all'ergastolo. L'uomo era presente in aula oggi all'udienza finale del procedimento a suo carico per l'omicidio della moglie e dei figli, Maria Cristina Omes, di 38 anni, e i piccoli Giulia e Gabriele, rispettivamente di 5 anni e di 20 mesi.


La sentenza del Gup di Pavia prevedeva anche tre anni di isolamento diurno, poi la pena è stata ridotta all'ergastolo semplice perchè l'imputato era a giudizio con rito abbreviato. Il giudice ha inoltre disposto provvisionali da 100 mila euro alla madre della vittima, Giuseppina Redaelli, e da 50 mila euro al fratello Fulvio Omes. Lissi sgozzò i suoi famigliari la notte del 14 giugno 2014, nella loro casa di Motta Visconti, sembra perchè era attratto da una collega, che non ricambiava le sue attenzioni. In seguito a un litigio, aveva accoltellato la moglie, poi aveva aggredito i suoi bambini mentre stavano dormendo.

In seguito era uscito di casa per andare a vedere una partita di calcio e, al suo ritorno, aveva finto che i famigliari fossero rimasti vittime di una rapina. Ma presto era stato smascherato e arrestato. La madre della vittima, Giuseppina Redaelli, ha definito Lissi «un malvagio».

Soddisfatto dell'esito della sentenza Domenico Musicco, il legale che ha assistito la mamma come parte civile: «Sono state riconosciute le aggravanti della premeditazione, del vincolo di sangue e della minorata difesa. Una piccola consolazione per la mia assistita che ha perso figlia e nipoti, ma siamo soddisfatti della sentenza». Corrado Limentani che ha difeso Lissi contesta «la premeditazione» e pondererà il ricorso in appello.
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Il Messaggero