«È lui il compagno che sbaglia, non si può votare per Gentiloni». E' l'attacco sferrato oggi da Massimo D'Alema a Romano Prodi, che...
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«La legge elettorale, che Gentiloni ha imposto con 8 voti di fiducia, prevede che ci sia il Pd e il capo, che si chiama Matteo Renzi, e se c'erano dubbi Matteo ha imposto delle liste con metodo padronale», ha continuato D'Alema. Intanto, i leader della sinistra, da Grasso a Boldrini, ad Acerbo rilanciano contro il fascismo, chiedendo compatti che i movimenti che si rifanno a questa ideologia siamo messi fuorilegge.
A sfilare in terra emiliana e a mettere i puntini sulle i, ciascuno a suo modo sono stati il segretario Dem, il Professore, padrone di casa, e il presidente del Senato, Pietro Grasso che, indossata la maglia di Liberi e Uguali, non ha lesinato stilettate ai dem e all'ex leader Ulivista.
In città, tra un pranzo alla Casa del Popolo Corazza al fianco di Pier Ferdinando Casini - in corsa per il Senato per il Pd dopo una vita nel centrodestra nel collegio uninominale bolognese - e un incontro ai Teatri di Vita per chiarire bene l'impegno dem sul fronte della cultura e dello spettacolo, Renzi ha cercato di sopire lo scontro suonando la carica ai suoi per aggredire, con convinzione, l'ultimo scorcio di campagna elettorale. «Oggi - ha scandito - inizia il rush finale, gli ultimi 12 giorni belli tosti. Dobbiamo andare casa per casa, porta a porta non nel senso della trasmissione». Occorre fare un «lavoro scientifico sugli indecisi. Guardare il telefonino e scorrere la rubrica. Chiedere il voto sul simbolo del Pd».
Senza farsi distrarre, ignorando ogni polemica,a anche quella con il mondo pentastellato. «Noi non abbiamo truffato, noi non abbiamo photoshoppato gli scontrini - ha osservato -: ognuno fa quello che vuole con il denaro del proprio partito ma non accettiamo che tutti i giorni vengano a farci la morale. Il Pd fa dell'onestà la sua cifra fondamentale e non prende lezioni dai 5 Stelle», ha aggiunto.
«Se Renzi ha detto che bisogna turarsi il naso per votare Pd - ha replicato duramente la sinistra con il suo leader Grasso - non c'è dubbio che anche Prodi si dovrà turare il naso per votare a Bologna Casini e non certamente Errani.
«Non me l'aspettavo - ha replicato Romano Prodi alla lunga lista di critiche da sinistra - perché come tutte le cose che ti vengono naturali uno si aspetta che siano accolte anche in modo naturale da chi ti ascolta. Però non è stato certo equivocato quello che ho detto: non posso neanche accusare i giornalisti».
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Il Messaggero