ROMA «Ve lo spiego io come ho conosciuto Massimo Carminati» Giulio Occhionero, l’hacker finito in manette martedì scorso con l’accusa di avere...
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LA DETENZIONE
L’unica cella con la luce spenta nell’ottavo braccio del carcere di Regina Coeli è quella di Giulio Occhionero. Gli altri detenuti, quasi tutti italiani con un profilo “alto”, giocano a carte, impagliano sedie o parlano tra loro. L’hacker, invece, tenta ancora di prendere sonno, sebbene siano solo le cinque di pomeriggio.
Scatta in piedi quando il senatore Aldo Di Biagio di Area popolare, componente della commissione parlamentare per i Diritti umani, varca la soglia.
LO SFOGO
Lo stato di calma, forse dovuto ai farmaci, è quasi costante ma, per tre volte, durante la breve visita del senatore, Occhionero sbotta e si capisce che ha paura, è fragile. All’improvviso e prova a difendersi dalle accuse, allude alla sua posizione: «La massoneria? E allora? Non significa nulla..». Poi aggiunge: «Ai magistrati andrebbe fatto capire che non devono dare le notizie ai giornalisti. I media amplificano tutto. Sono molto preoccupato per mia madre, ha subito un intervento e cammina con l’aiuto di una stampella, temo possa essere braccata dalle telecamere, che cada e si faccia male. Sono in ansia anche per mia sorella. E poi se l’immagine di casa mia viene diffusa in tv, qualcuno potrebbe pensare di entrare...», il riferimento chiaro è al pericolo per il materiale che custodiva ma a interromperlo sono il vicecomandante, l’ispettore e l’agente della polizia penitenziaria che partecipano al colloquio con Di Biagio e sorvegliano. «Non entriamo nel merito dell’inchiesta», dicono. E intervengono ancora, quando Occhionero esce di nuovo dal suo torpore, si agita, indica la Tv e rivela una circostanza inedita: «Carminati? Vi dico io come l’ho conosciuto...», finora, però, dagli atti dell’inchiesta, non è emerso un legame tra l’hacker e l’ex Nar che, per la procura di Roma, controllava gli appalti della Capitale. Al detenuto non è consentito aggiungere altro. «Basta - dice il vicecomandante - il colloquio è finito».
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Il Messaggero