Era un camion dismesso, dopo anni e anni di onorato servizio doveva andare in pensione. Oggi è diventata una cucina mobile pronta a partire, carica di cibo, operativa a quattro...
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Ogni volta che l’Italia ha dovuto affrontare le sue improvvise e dolorose calamità naturali, la multinazionale della pasta era sempre stata in prima fila con la Protezione Civile, soprattutto nella donazione di prodotti alimentari. Oggi fa un dono in più: mette le ruote a fornelli e pentole, e va. E la stessa cosa ha chiesto ai suoi dipendenti: “Andate”. Sono più di 80 i dipendenti Barilla che hanno scelto di diventare volontari della Protezione Civile.
Perché? “Questo è attaccamento alla maglia – risponde orgoglioso Maurizio Lori - vuoi mettere aiutare chi ha bisogno e la tua azienda che ti mette a disposizione delle ore di lavoro e una cucina intera per farlo? Nelle varie emergenze che ho affrontato mi sono ritrovato a far da mangiare in condizioni assurde, in mezzo ad angoli anche precarie da molti punti di vista perché nessuno immagina che lì ci finirà una colonna mobile a cucinare a oltranza per migliaia di sfollati”.
Perché sì, “dove c’è Barilla, c’è casa” ma dove non c’è più una casa e una cucina, possa esserci ancora una comunità che si ritrova di fronte a un piatto caldo, nonostante l’emergenza straniante di un terremoto che cancella l’intimità domestica. Nel 2009 dopo il sisma dell'Aquila, Barilla e la Protezione Civile hanno messo in piedi l’alleanza con la costruzione di una palestra nella cittadella scolastica di San Demetrio nè Vestini. Come a Mirandola, nel Modenese. Anche lì c’è gli aiuti sono andati alle fondamenta di una scuola.
Ed ecco perché ora si sono inventati il camion blu che macina pasta e che si porta dietro a rimorchio un altro modulo mobile specializzato nella confezione di pasti per celiaci. Anche lì opereranno i volontari appositamente formati, ovvero che sanno di quanta cura e attenzione hanno bisogno le persone che soffrono di queste intolleranze, e quindi ricordare anche nelle emergenze che una folata di farina “normale” può contaminare e inquinare i prodotti cucinati per celiaci.
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Il Messaggero