È iniziato il processo nato dall'inchiesta bis sulla morte di Stefano Cucchi, il geometra romano che nell'ottobre 2009 fu arrestato per droga e poi morì in...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Si tratta di Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro e Francesco Tedesco, tutti accusati di omicidio preterintenzionale (si tratta dei militari che la procura indica come coloro che arrestarono Cucchi); in più c'è il maresciallo Roberto Mandolini, che risponde dei reati di calunnia e falso, mentre Vincenzo Nicolardi, insieme a Tedesco è accusato di calunnia nei confronti di tre agenti della penitenziaria, processati per questa vicenda e poi assolti. Signoretti oggi ha solo iniziato la sua illustrazione dell' informativa nella quale è compendiata tutta l'attività investigativa.
L'iniziale ricostruzione di tutte le fasi della vicenda (dalla fase dell'arresto di Cucchi al peregrinare nelle strutture ospedaliere, fino al decesso nella struttura protetta dell'Ospedale Pertini) ha portato poi ai primi due “punti focali”: il mancato fotosegnalamento di Cucchi nel momento successivo all'arresto, e molte delle frasi intercettate tra gli imputati e alcuni colleghi prima e dopo la loro audizione come persone informate dei fatti. «Tutti avevano preoccupazione di quanto era avvenuto al momento del mancato fotosegnalamento in modo ossessivo», ha detto Signoretti, e alcuni degli imputati volevano «concordare una versione dei fatti univoca da fornire all'autorità giudiziaria». E poi: le dichiarazioni di due detenuti (dissero che « Cucchi sarebbe stato picchiato da due carabinieri in borghese alla presenza di un carabiniere in divisa») e quelle di due carabinieri - raccolte dal legale di parte civile - circa la responsabilità di alcuni rappresentanti dell'Arma. Il prossimo 8 febbraio la prosecuzione dell'esame. «Oggi si comincia a capire perfettamente tutto quello che è successo e la dimensione effettiva di quello che è accaduto realmente - ha commentato l'avvocato Fabio Anselmo, legale storico della famiglia Cucchi - Possiamo dire che questa seconda inchiesta è su un piano completamente diverso e il pm Giovanni Musarò sta dimostrando tutta la sua bravura e quella precisioneche avevamo già percepito nella fase delle indagini. Onore al merito anche al vicequestore Signoretti; vorremmo che tutti i poliziotti fossero come lui». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero