Una drastica riduzione della pressione fiscale, il rilancio dell'occupazione, la rivisitazione in senso restrittivo delle politiche commerciali e dei trattati internazionali....
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Che come prima cosa, dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, annullerà la riforma del sistema finanziario attuata nel 2010 dal predecessore Barack Obama. Si tratta, in altri termini, della legge Dodd-Frank, che, poco dopo la crisi innescata nel 2008 dal settore immobiliare a stelle e strisce, aveva concesso alle autorità federali ampi poteri di controllo sulle banche, rendendone tra l'altro più facile la liquidazione. Ad annunciare la decisione è stato il team di Trump che sta gestendo la transizione dal vecchio al nuovo presidente. Sul sito del team, greatagain.gov (dinuovograndi.com), si può leggere che la Dodd-Frank è ritenuta colpevole della tiepida ripresa economica osservata dal 2008 e che perciò sarà sostituita dall'amministrazione Trump con «nuove politiche che incoraggino la ripresa e la creazione di posti di lavoro». Sono proprio questi due i capisaldi sui cui si regge il programma economico di Trump, la Trumpnomics com'è già stata ribattezzata. I posti di lavoro, in particolare, dovrebbero aumentare grazie soprattutto all'eliminazione dell'outsourcing e riportando a casa lavoro dal Giappone, dalla Cina e dal Messico. Il pilastro principale, la promessa su cui si è retta l'intera campagna elettorale contro Hillary Clinton, è tuttavia la riduzione degli scaglioni delle imposte sulle persone fisiche, con la contestuale discesa delle aliquote.
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Il Messaggero