Cosenza, donna strangolata: arrestato il figlio di 17 anni, il giallo del tatuaggio

Patrizia Schettini
Il diciassette arrestato per l'omicidio della madre avrebbe fatto delle ammissioni sulle proprie responsabilità parlando col padre, colloquio che è stato intercettato dagli...

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Il diciassette arrestato per l'omicidio della madre avrebbe fatto delle ammissioni sulle proprie responsabilità parlando col padre, colloquio che è stato intercettato dagli investigatori. È quanto trapela dal fitto riserbo imposto sulla vicenda dalla Procura dei minorenni di Catanzaro. Secondo quanto si è appreso, il giovane avrebbe detto di avere spinto la madre, Patrizia Schettini, 53 anni, dalle scale della loro abitazione perchè infastidito dalle sgridate della donna. Quindi ha telefonato al 118. In realtà gli investigatori, sulla base dell'autopsia, lo accusano di avere strangolato la donna.






In un primo momento la morte dell'insegnante di musica era stata attribuita a un incidente ma le successive indagini hanno portato ad accertare che la donna è stata strangolata.

La donna era stata trovata riversa ai piedi delle scale che conducono alla villetta dove abitava con marito e due figli. Dall'autopsia, però, sono emersi segni di strangolamento. Visto che sulla porta d'ingresso dell'abitazione e sulle finestre non c'erano segni di effrazione e che il diciassettenne era l'unica persona in casa al momento della morte, i sospetti si sono indirizzati sul giovane. Il ragazzo nei giorni scorsi è stato sentito dai magistrati della Procura dei minorenni di Catanzaro ai quali avrebbe detto di avere spinto dalle scale la mamma perchè lo sgridava. Una tesi, tuttavia, non creduta dai magistrati che gli contestano l'omicidio volontario. Il giovane è stato portato nel carcere minorile di Catanzaro.



Si è inoltre appreso che il diciassettenne, una settimana dopo la morte della donna, si era fatto tatuare sul braccio la frase «Nemmeno la morte ci potrà separare, ti amo mamma». Gli investigatori stanno cercando ora di capire se si sia trattato di un tentativo di depistare le indagini. Al ragazzo viene contestata anche l'aggravante dei futili motivi perché all'origine del delitto vi sarebbero state le sgridate della madre.



Il diciassettenne, di nazionalità italiana, era stato adottato da bambino insieme al fratello di poco più grande che adesso è maggiorenne.
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Il Messaggero