Corruzione, stretta su società di Stato. Un "Mr legalità" in ogni partecipata

Corruzione, stretta su società di Stato. Un "Mr legalità" in ogni partecipata
ROMA - Stipati nella sala della Maggioranza, nel cuore del ministero dell’Economia, c’erano tutti i vertici delle società pubbliche, dal presidente delle Ferrovie Marcello...

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ROMA - Stipati nella sala della Maggioranza, nel cuore del ministero dell’Economia, c’erano tutti i vertici delle società pubbliche, dal presidente delle Ferrovie Marcello Messori, all’amministratore delegato delle Poste, Francesco Caio, fino al numero uno di Sogei Cristiano Cannarsa. Presto anche loro dovranno confrontarsi con le nuove norme per prevenire la corruzione volute dal governo.




Ieri il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, insieme al presidente dell’Anac, l’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, al capo di gabinetto dell’Economia, il giurista Roberto Garofoli e alla presenza di Andrea Guerra, consigliere economico di Palazzo Chigi, ha presentato le linee guida alle quali tutte le società controllate dal Tesoro dovranno presto adeguarsi. Per ora rimarranno escluse solo le società quotate e quelle che emettono strumenti finanziari, per le quali, ha spiegato Garofoli, è in corso un confronto con la Consob. La direttiva di Padoan, che diventerà operativa tra un paio di settimane dopo una rapida consultazione pubblica, allarga alle società controllate le stesse regole già in atto per le amministrazioni dello Stato.



LE MISURE

Le società dovranno nominare un responsabile della prevenzione della corruzione, una sorta di «Mr legalità», che dovrà essere un dirigente che «abbia dimostrato nel tempo un comportamento integerrimo».



Quest’ultimo, poi, dovrà redigere un «piano anti-corruzione» che dovrà essere approvato dal consiglio di amministrazione. Nel piano dovrà essere contenuta una «mappa» delle aree più a rischio corruzione. La direttiva cita alcuni esempi: appalti, concessioni, autorizzazioni, sovvenzioni, finanziamenti, procedure di assunzione. Il piano dovrà prevedere un sistema di prevenzione della corruzione. Alle società partecipate, poi, srà allargato il regime di inconferibilità e incompatibilità previsto per i dirigenti delle amministrazioni statali. Non potrà assumere incarichi nelle società pubbliche, per esempio, chi ha una condanna per reati contro la pa o chi ha incarichi di vertici in organi politici nazionali. Un altro elemento è l’allargamento alle società pubbliche del regime di tutela per il dipendente che segnala illeciti, il cosiddetto «whistleblowing».



Dovrà essere garantito un regime di riservatezza della segnalazione. Per evitare poi la corruzione, le società pubbliche, come le amministrazioni statali, dovranno programmare una rotazione degli incarichi dei dirigenti. Se questo no fosse possibile dovranno spacchettare il più possibile gli incarichi, distinguendo chi svolge l’istruttoria da chi adotta le decisioni e chi le attua. Tutte le misure saranno in futuro estese anche ad altri soggetti, come le fondazioni bancarie. Per i consigli di amministrazione sarà prevista la pubblicazione dei compensi e delle situazioni patrimoniali, mentre per i dirigenti i dati saranno resi noti solo in modo aggregato per evitare una contendibilità sul mercato del lavoro degli stessi.



Padoan ha assicurato che il decalogo anticorruzione non resterà «lettera morta», mentre Raffaele Cantone ha aggiunto che queste linee guida «non sono salvifiche» ma che serviranno a introdurre anticorpi «sani» nella pubblca amministrazione. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero