Coniugi inseparabili muoiono a poche ore di distanza. Lui le sussura: «Chiudi gli occhi sto arrivando»

Pat e George Pitman
di Federica Macagnone Inseparabili fino all'ultimo respiro. Insieme anche nell'ultimo viaggio. George Pitman, 77 anni,...

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di Federica Macagnone



Inseparabili fino all'ultimo respiro. Insieme anche nell'ultimo viaggio. George Pitman, 77 anni, di Middlesbrough in Inghilterra, è rimasto fino alla fine al capezzale della moglie malata, Pat, 77 anni anche lei.







L'ha presa per mano, l'ha accompagnata nei suoi ultimi attivi di vita e le ha sussurrato: «Chiudi gli occhi, sto arrivando». E così è stato. L'uomo è morto poche ore dopo che la moglie aveva esalato l'ultimo respiro.



La loro era una storia d'amore lunga 55 anni dalla quale erano nati cinque figli: Jacqueline e Angela Gould, 53 anni, Deborah Willis, 51, Paul, 50 e Gillian Cormack, 47, che avevano regalato loro 14 nipoti e dieci pronipoti.



Per oltre mezzo secolo non si erano mai lasciati. E così, quando lo scorso 13 novembre Pat è stata ricoverata per una macchia ai polmoni all'Ospedale University of North Tees di Cleveland, George che era gravemente malato, si è rifiutato di sottoporsi alle cure in un altro centro medico: doveva essere ricoverato al James Cook Hospital, a 16 chilometri di distanza dalla moglie, ma niente e nessuno è riuscito a convincerlo a separarsi da Pat, e così gli infermieri gli hanno preparato un letto accanto a lei.



Quando è stato chiaro che per Pat erano arrivati gli ultimi minuti, stringendole la mano George le ha sussurrato: «Chiudi gli occhi, sto arrivando». E lei ha chiuso gli occhi, anticipando il marito solo di qualche ora: George è morto 21 ore più tardi per un aneurisma aortico.



Una delle figlie, Jacqueline, devastata dalle perdita dei genitori, si prepara a dare l'ultimo saluto in un funerale congiunto. «L'unico conforto è sapere che sono stati inseparabili nella vita e nella morte – ha raccontato la donna - Se fosse stata data loro una scelta, questo è quello che avrebbero voluto. Papà sapeva quello che stava succedendo. Un giorno siamo tornati a casa e l'ho trovato a sistemare una scatola sul letto con tutti i documenti».



«Una situazione surreale» dicono gli altri figli della coppia, che ancora sperano di svegliarsi e avere entrambi i genitori accanto. «Adoravano i loro nipoti – ricorda Jacqueline - trascorrevamo tre sere a settimana al club di bocce a bere drink e a giocare. Avevano una grande cerchia di amici e sono tutti addolorati come noi per la loro morte».



Ma la vita ha donato loro la possibilità di non soffrire l'uno della mancanza dell'altra. Un sentimento sconosciuto ai due, che si erano conosciuti a un appuntamento al buio e si erano sposati a San Valentino del 1959.



«Dopo essersi incontrati – racconta la figlia Angela - papà doveva andare a Hong Kong per il suo servizio nazionale. Quando è tornato, dopo due anni, è immediatamente andato da mia madre: le aveva scritto ogni settimana e l'aveva riempita di regali sperando di non perderla. Non sono mai stati separati e sembra giusto che siano morti insieme». Adesso l'ultimo viaggio verso il cimitero, mano nella mano, inseparabili. Come sempre. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero