Confini più stretti al Brennero, Roma pronta al braccio di ferro

Confini più stretti al Brennero, Roma pronta al braccio di ferro
La crisi diplomatica era stata sfiorata a luglio scorso. Quando, da ministro degli esteri, Sebastian Kurz aveva annunciato di schierare l'esercito per bloccare il Brennero....

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La crisi diplomatica era stata sfiorata a luglio scorso. Quando, da ministro degli esteri, Sebastian Kurz aveva annunciato di schierare l'esercito per bloccare il Brennero. L'ambasciatore era stato convocato dalla Farnesina ed era arrivata una durissima reazione del ministro dell'Interno Marco Minniti. Ad agosto, Kurz ha chiesto all'Italia di non sbarcare più migranti dalle isole dal Mediterraneo ma di lasciarli a Lampedusa per poi riportarli indietro. Non una parola sulla gestione dei flussi. E adesso, con il suo governo, lo scontro sul tema immigrazione sembra inevitabile. È stato il tema della sua campagna elettorale, quello che forse più degli altri ha convinto gli elettori. Anche se sarà difficile che il giovane leader del Partito popolare austriaco possa davvero realizzare la sua idea per risolvere la questione più calda: esaminare le richieste dei migranti fuori dai confini nazionali (ed europei) per ridurre gli arrivi. Lo scontro con l'Italia si riproporrà di certo, al Brennero, dove i controlli sono ancora in atto, e al Tarvisio, sui quali, periodicamente, l'Austria muove pesanti attacchi sostenendo che migranti non registrati, provenienti dal Mediterraneo, superino i confini.


LE MOSSE
Il primo risultato in materia di immigrazione, Kurz potrebbe incassarlo già prima di novembre, quando scade la deroga di due anni concessa dai regolamenti Ue sull'area Schengen. La sospensione, adottata da alcuni paesi, tra i quali l'Austria doveva essere una misura eccezionale, adottata per contrastare la minaccia terroristica e per impedire che migranti provenienti da altri Stati europei varcassero il confine in violazione del regolamento di Dublino, che impone al Paese di primo ingresso la gestione dei migranti. E invece la Commissione ha già chiesto una proroga su sollecitazione dei paesi interessati. Le polemiche non mancheranno perché la richiesta (arrivata anche da Francia e Austria) riguarda l'allungamento dai due ai quattro anni dei controlli alle frontiere. Ma è certo che adesso le politiche dell'Austria procederanno ancor più pesantemente in questa direzione. Lo scorso anno i controlli sono stati avviati anche in tanti valichi minori. L'obiettivo è riuscire a gestire eventuali nuovi flussi di massa, come quello che, due anni fa, proprio l'Austria sostenne dalla Slovenia. Per questo sono state predisposte buche nel terreno per poter installare rapidamente reti di recinzione. Del resto, la campagna elettorale del giovanissimo Kurz si è incentrata soprattutto sulle misure da attuare contro i migranti e l'islam radicale. «Faremo di tutto per fermare la migrazione illegale, fermeremo gli abusi del nostro sistema sociale». Cifre alla mano il giovane candidato ha spiegato che i numeri dell'accoglienza, sostenuti dall'Austria, soano sproporzionati. Per i poco meno di 9 milioni di abitanti (8.773.686) e in rapporto alla sua popolazione il Paese ospita attualmente oltre il doppio dei profughi presenti in Italia. Negli ultimi due anni le richieste di asilo sono state 1.998 per milione di abitanti in Italia e 4.587 in Austria.

IL VIMINALE

Il rapporto con l'ex ministro degli Esteri austriaco è già stato segnato dai precedenti estivi. La preoccupazione per le nuove politiche è inevitabile, ma si tendono a escludere scenari catastrofici. Le regole europee non possono essere violate e l'Austria, in caso contrario, incorrerebbe in procedure di infrazione. Si dà per scontata la proroga di controlli ai confini. Recentemente sono stati concessi anche sui treni che oltrepassano il Brennero. Ma gli spot da campagna elettorale, difficilmente, diventano politica. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero