Città del Vaticano Due pesi massimi del collegio cardinalizio, i cardinali Angelo Scola e Gaetano Vallini, rispettivamente arcivescovi emeriti di Roma e Milano, si...
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Il funzionario implicato nel «caso Pinelli» che aveva attivamente partecipato alle indagini sulla strage di piazza Fontana nel dicembre del 1969, è già considerato dalla Chiesa Servo di Dio, martire per la giustizia. Qualità cristiane che furono riconosciute a suo tempo da Paolo VI e Giovanni Paolo II. Nel 2007 il cardinale Camillo Ruini concesse il nulla osta per l'avvio della fase preliminare della causa di beatificazione. L'autorizzazione riguardava la raccolta di documenti e testimonianze promossa da don Ennio Innocenti. Il materiale raccolto venne sottoposto inizialmente al cardinale di Milano, Tettamanzi, la città dove Calabresi prestava servizio e dove subì una pesante campagna stampa con l'accusa di avere responsabilità nella morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli, ritrovato morto sull'asfalto del cortile della questura a seguito di un interrogatorio proprio nell'ufficio del commissario.
Subito dopo l’assassinio di Calabresi, don Ennio Innocenti, iniziò a battersi per il riconoscimento del martirio del commissario, avvenuto al culmine di una feroce campagna di odio, in un clima di sospetto e di accanimento. Nel 2015 il religioso ha pubblicato anche un libro, «Il Santo, il Martire», in cui mostra diversi documenti e testimonianze.
«L'ultima volta che ho visto Calabresi - racconta don Ennio Innocenti - è stato un mese prima che morisse. Mi venne a trovare a Roma. Era senza scorta e disarmato. Lo sgridai, gli dissi che non era prudente. Mi rispose: mi affido a Dio, sia fatta la sua volontà. Un mese dopo lo uccisero». Don Innocenti di Calabresi fu padre spirituale e amico.
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Il Messaggero