Era considerato una leggenda fra i grandi velieri antichi affondati, con un carico 11 milioni di dobloni d'oro e quantità enormi di pietre preziose e gioielli e un valore...
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In un discorso a Cartagena de Indias, sulla costa caraibica al nord della Colombia, Santos, che ieri aveva anticipato la notizia su Twitter, ha indicato che il galeone è stato ritrovato lo scorso 27 novembre, al largo della penisola di Barù - ad ovest di Cartagena - da esperti dell'Istituto Colombiano di Antropologia e Storia (Icanh), grazie all'appoggio della Marina militare. «Si tratta di una scoperta di importanza mondiale, perchè costituisce uno dei più grandi ritrovamenti di patrimonio sommerso, o forse - come dicono alcuni - il più grande che si ricordi nella storia dell'umanità», ha detto il presidente colombiano.
La storia Costruito nel 1698, il San Josè è salpato da Portobelo (attualmente in Panama) ad inizio del 1708, dirigendosi, insieme ad altre navi spagnole e francesi verso Cartagena de Indias. Dopo aver caricato una grande quantità di oro e preziosi, nel ripartire verso la Spagna fu attaccato nella battaglia di Barùdalla marina della Gran Bretagna, che appoggiavano Carlo d'Austria, da una squadra di quattro velieri da guerra al comando del capitano Charles Wager, che cercò, senza riuscirci, di incamerare il colossale tesoro, che invece finì in fondo al mare. Il direttore dell'Icanh, Ernesto Montenegro, ha spiegato che il galeone è stato identificato grazie ai suoi cannoni di bronzo a forma di delfino, che era stati fusi su misura per l'imbarcazione, mostrando alla stampa varie foto subacquee che «non lasciano alcun dubbio sull'identità della nave».
Santos, da parte sua, ha sottolineato che il San Josè «appartiene a tutto il popolo colombiano», aggiungendo che «alcune informazioni riguardanti questo straordinario ritrovamento devono ancora rimanere riservate, per motivi legali».
Il Messaggero