Pechino furiosa dopo la telefonata di Trump alla presidente di Taiwan. La Casa Bianca: una sola Cina

Pechino furiosa dopo la telefonata di Trump alla presidente di Taiwan. La Casa Bianca: una sola Cina
Il colloquio telefonico del presidente eletto americano Donald Trump con la leader di Taiwan Tsai Ing-wen, avvenuto all'isaputa della Casa Bianca, scatena l'ira di...

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Il colloquio telefonico del presidente eletto americano Donald Trump con la leader di Taiwan Tsai Ing-wen, avvenuto all'isaputa della Casa Bianca, scatena l'ira di Pechino, che da sempre considera l'isola una parte del suo territorio. «La politica di "una sola Cina" è la pietra miliare per rapporti solidi tra la Cina e gli Stati Uniti, speriamo che non sia danneggiato questo principio politico», ha avvertito il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, auspicando che le relazioni tra Pechino e Washington non vengano messe a rischio.


La Cina ha poi presentato una protesta formale contro gli Usa per la telefonata. Lo ha reso noto il ministero degli Esteri di Pechino, secondo cui «c'è solo un'unica Cina nel mondo e Taiwan è un'inseparabile parte del territorio cinese. Il governo della Repubblica popolare cinese è il solo legittimato a rappresentare la Cina». La raccomandazione all'amministrazione che sta per insediarsi è di trattare «adeguatamente e con cautela» la questione Taiwan per prevenire «scossoni inutili alle relazioni tra Cina e Usa», sottolinea ancora - secondo la nota diffusa dal portavoce Geng Shuang - il ministero degli Esteri cinese.

Nessun cambiamento della politica di «una sola Cina», si è affrettata a commentare la Casa Bianca. «Il nostro interesse fondamentale è quello di relazioni pacifiche e stabili» con Pechino, ha detto Ned Price, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale.

È stata la presidente di Taiwan a chiamare Donald Trump per congratularsi per la vittoria alle elezioni, ha poi precisato il tycoon su Twitter rispondendo alle critiche. «È interessante - ha aggiunto Trump - come gli Stati Uniti abbiano venduto a Taiwan attrezzature militari per miliardi di dollari e che io non possa accettare una telefonata di congratulazioni». 

Il colloquio telefonico di Trump con la presidente di Taiwan segna in ogni caso una svolta storica tra i due Paesi che non hanno relazioni diplomatiche dal 1979. Una conversazione - la prima di cui si sappia fra i presidenti dei due paesi da un trentennio - che la Cina ha bollato subito come una provocazione per la Cina dopo i tentativi tesi a creare una nuova era di relazioni portata avanti da Barack Obama e Xi Jinping.

Trump e Tsai - dopo le congratulazioni di rito al tycoon per la vittoria nella corsa alla Casa Bianca - avrebbero quindi espresso la volontà di riallacciare le relazioni tra Washington e Taipei. Con buona pace di Pechino che considera l'isola di Taiwan una sua provincia e ha più volte minacciato l'uso delle armi nel caso Taipei volesse dichiarare l'indipendenza.

Gli Stati Uniti è dal 1972 che perseguono la politica chiamata di «una sola Cina», da quando il presidente Richard Nixon visitò Pechino e avviò un percorso di disgelo tra le due super potenze. Nel 1978 Jimmy Carter riconobbe formalmente il governo di Pechino come l'unico per tutta la Cina, compresa Taiwan. Seguì la chiusura dell'ambasciata Usa a Taipei l'anno seguente. Ora dopo decenni di pratica diplomatica in cui presidenti

americani non hanno mai avuto contatti con i leader di Taiwan la rottura di questo protocollo da parte di Trump. Con quella che può essere considerata la prima vera e propria mossa in politica estera del neo inquilino della Casa Bianca. 


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Il Messaggero