Ha il cancro e viene licenziato: aveva chiesto sei settimane per curarsi

Ha il cancro e viene licenziato: aveva chiesto sei settimane per curarsi
Jonathan Larson aveva bisogno solo di sei settimane. Quarantadue giorni per rimettersi in piedi e dare un calcio alla malattia. Poco più di un mese per compiere un passo in più...

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Jonathan Larson aveva bisogno solo di sei settimane. Quarantadue giorni per rimettersi in piedi e dare un calcio alla malattia. Poco più di un mese per compiere un passo in più verso una faticosa guarigione.








Troppo tempo per il suo capo che, invece di dare una mano a questo 19enne malato di cancro, ha preferito licenziarlo e dare il suo posto a un'altra persona: una “sana” in grado di svolgere il proprio lavoro senza troppi intoppi.



Jonathan, un fattorino del Rosebud Restaurant alla periferia di Chicago, è stato licenziato dal suo capo dopo aver chiesto di potersi assentare per sei settimane per un delicato intervento chirurgico. Il ragazzo, nel 2010, ha scoperto di avere un cancro al cervello e alla spina dorsale. Nello specifico Jonathan è affetto da un ependimoma mixopapillare, un tumore multifocale che da quattro anni sta cercando di combattere e sconfiggere. L'intervento, fondamentale per andare avanti, gli è indispensabile come lo era il suo lavoro al ristorante.



Quando si è presentato dal suo capo per esporre la situazione lui gli ha risposto con noncuranza: «No, per quella data avrò già assunto un altro fattorino. Sono molto rattristato per quello che ti è successo ma non ti posso aiutare. Molla il lavoro e adesso scusami, ma devo fare altre telefonate». Jonathan ha voltato le spalle, si è diretto fuori dal locale e, con gli occhi colmi di lacrime, se n'è tornato a casa. «Mi sono sentito punito per qualcosa che non posso controllare – ha detto il ragazzo – Mi piacerebbe ricevere delle scuse anche se sarà necessario un lungo cammino per riprendermi e sentirmi meno scoraggiato».



Un portavoce del Rosebud Restaurant ha fatto sapere di non poter commentare una questione che riguarda problemi personali nel rispetto delle norme sulla riservatezza del personale.

«Per più di 36 anni – si legge in un comunicato rilasciato dall'azienda - Rosebud ha avuto successo grazie al duro lavoro dei dipendenti. Stiamo studiando a fondo la questione per stabilire se i nostri protocolli siano stati adeguatamente applicati. Rosebud serve con orgoglio la comunità di Chicago e ritiene che la nostra missione sia quella di trattare tutti i dipendenti in modo equo».



Momentaneamente Jonathan rimane senza lavoro e tra poco tempo dovrà affrontare l'operazione. Potrebbe essere l'ultimo ostacolo verso la guarigione. C'è un solo desiderio oltre a stare bene: svegliarsi in un mondo migliore. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero