E' passata quasi inosservata la notizia della morte di Charlotte Fox, trovata senza vita nella sua casa di Telluride, in Colorado, il 24 maggio scorso, appena due settimane...
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Charlotte, sopravvissuta in alta montagna a situazioni estreme in cui un errore di pochi centimetri può costare la vita, è morta scivolando sulle scale di casa sua: una casa dotata di un ascensore che lei non prendeva mai perché voleva mantenersi in forma. La prima e ultima caduta rovinosa della sua vita lungo 77 gradini.
Charlotte Fox era molto famosa non solo per aver affrontato diverse montagne oltre gli 8.000 metri (Everest, Manaslu, Gasherbrum II, Cho Oyu, Dhaulagiri) e altre vette celebri (Monte Bianco, Aconcagua, Kilimanjaro, Denali, Huascaran, Rainer), ma anche per essere sopravvissuta alla tragedia del 1996 sull’Everest, in cui persero la vita otto persone. All'epoca aveva 39 anni.
La bufera di due giorni che sorprese i 12 scalatori nella fase di discesa dalla vetta costrinse lei e altri a passare la notte al gelo poco sopra gli 8.000 metri, nonostante le riserve di ossigeno fossero scarsissime. Il gruppo fu raggiunto di notte, in mezzo alla bufera dalla guida kazaka Anatolj Boukreev che riuscì coraggiosamente a portare i sopravvissuti verso la salvezza: Charlotte aveva un principio di congelamento e gravi problemi alla vista, ma riuscì a resistere. Proprio per raccontare quell'esperienza drammatica nel 2015 fu realizzato il film Everest, in cui il ruolo di Charlotte era interpretato da Amy Shindler.
Nata in Carolina del Nord, figlia unica, coraggiosa e resistente, ha avuto una vita costellata di lutti: nel 1993 il suo fidanzato Mark Bebie morì travolto da una valanga durante la scalata delle Montagne Rocciose canadesi, mentre nel 2004 il marito Reese Martin perse la vita in un incidente di parapendio. Tragedie che comunque non le fecero perdere il coraggio di affrontare le sfide più rischiose. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero